La Germania non molla. Il teutonico rigore deve essere la base di partenza per poter crescere. Tutti assieme, nessuno escluso. Ma le regole vanno rispettate. È il cuore del discorso del Ministro dell’Economia e delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble.
Il politico dell’Unione Cristiano Democratica, intervistato da La Repubblica, manda una frecciatina a Matteo Renzi: “In Europa abbiamo regole, concordate tra tutti. Nessuno può semplicemente cambiarle, sarebbe lecito solo se fatto insieme. Meglio attenersi alle regole e fare il possibile nel loro ambito. La lista delle riforme necessarie è lunga per tutti”. Sulla flessibilità maggiore richiesta dall’asse Renzi-Hollande, Schauble commenta così: “L’esperienza di paesi come Irlanda Spagna, Portogallo, lo mostra: hanno dovuto condurre riforme di struttura in cambio degli aiuti europei, e sono ora i paesi con le migliori performances economiche”.
Poi avvalora la tesi del pareggio di bilancio: “Il consolidamento dei bilanci sovrani non è l’alternativa, bensì la premessa per più crescita”. Quindi prospetta il rafforzamento di investimenti nazionali e continentali, facendo sì “che i fondi Ue a disposizione siano utilizzati meglio”, dato che gli strumenti europei sono sottoutilizzati. Il caso dell’Italia è esemplare e Schauble lo utilizza per mandare un’altra stoccata al premier italiano: “Non dipende dalle regole del Patto se l’Italia non ha usato gran parte dei fondi Ue disponibili per lei”. Poi tenta una mediazione, lodando l’impegno dell’ex sindaco di Firenze: “Renzi, con un programma di riforme molto saggio e ambizioso, ha ottenuto una vastissima approvazione dagli elettori, ciò è una grande speranza. Per un’Europa forte serve un’Italia forte”.
Schauble chiude sul montante sentimento anti-teutonico in Europa: “L’Europa non appartiene ai tedeschi. Noi tedeschi – continua il Ministro – non vogliamo impartire lezioni al resto d’Europa. Siamo europei e vogliamo portare avanti l’Europa”. Pur essendo vero che la Germania abbia “un ruolo di leadership”, questo è condiviso “insieme a Italia, Francia e altri. Non vogliamo un’Europa tedesca, bensì un’Europa forte”.