Gaza: quali gruppi islamisti minacciano Israele?
(In collaborazione con Mediterranean Affairs)
Lo scorso 8 luglio, come risposta al continuo lancio di razzi provenienti dalla Striscia di Gaza, le Israel Defense Forces (IDF) hanno iniziato l’operazione militare Protective Edge con l’obiettivo di colpire mezzi, infrastrutture e operativi delle organizzazioni terroristiche responsabili degli attacchi perpetrati contro lo Stato israeliano. Nella serata di giovedì, carri armati e soldati sono penetrati nella Striscia di Gaza, dando inizio alla fase due dell’operazione.
L’obiettivo di Tel Aviv è colpite il braccio armato delle due principali organizzazioni terroristiche operanti nella Striscia di Gaza, ovvero le Brigate del martire Izz al-Din al-Qassam e le Brigate al-Quds, rispettivamente di Hamas e del Movimento per il Jihad Islamico in Palestina.
Hamas, nato verso la fine del 1987 quasi contemporaneamente alla prima intifada palestinese, ha un preciso obiettivo nazionalista-statuale legato all’esercizio dell’autorità di governo: si tratta del raggiungimento dei territori della Palestina storica mediante la creazione di uno Stato islamico palestinese al posto di Israele.
La struttura di Hamas prevede, oltre che l’ala politica, anche un proprio braccio armato: si tratta delle Brigate del martire Izz al-Din al-Qassam che, dagli anni Novanta, iniziarono una campagna di attacchi terroristici anti-israeliani sia nei territori palestinesi sia in Israele. Questi attacchi hanno visto un ampio ricorso ad attentati suicidi ai danni di civili fino a giungere in tempi recenti all’utilizzo di Improvised Explosive Device (IED), così come un massiccio impiego di razzi e colpi di mortaio o più generalmente armi a tiro indiretto ed anche sviluppando un a dir poco ambizioso programma di tipo Unmanned Aerial Vehicle (UAV).
Photo by Bradley Howard – CC BY 2.0
La struttura di questo gruppo è tipicamente convenzionale, evidenziando qui tutta l’influenza di Hezbollah e quella iraniana: nucleo comando, cellule d’artiglieria (se sono i razzi, queste cellule sono da intendersi come reparti strategici), unità snipers e anticarro. In particolare, il perno fondamentale è una struttura su battaglioni di manovra formati da 4 compagnie a loro volta suddivise in 4 plotoni ciascuna.
Punto di svolta nell’evoluzione politico-militare di Hamas è stato la vittoria alle elezioni legislative nei territori palestinesi agli inizi del 2006, che hanno sancito la fine della leadership di Fatah all’interno del movimento nazionalista palestinese e permesso così l’esercizio del potere da parte dell’organizzazione all’interno della Striscia di Gaza.
Come Hamas, anche il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina, nato durante gli anni Settanta, si propone la distruzione di Israele e la creazione di uno Stato islamico nei territori della Palestina storica. Come detto, è costituito da un braccio armato, ovvero le Brigate al-Quds che ricalcano la struttura di Hezbollah ma, rispetto alle Brigate del martire Izz al-Din al-Qassam, gli organici sono in questo caso maggiormente limitati. Anche qui si è alla presenza di battaglioni da 500-600 uomini che si avvicinano maggiormente a una struttura classica d’avanguardia di gruppi terroristico-guerriglieri.
Negli ultimi anni il gruppo ha acquistato sempre maggior valenza operativa, arricchendo continuamente sia qualitativamente sia quantitativamente il proprio arsenale, che sembra essere finanziato principalmente dall’Iran.
Quanto agli arsenali missilistici messi in campo da questi gruppi, si può notare come essi siano diventati il principale mezzo offensivo da parte palestinese da quando il governo di Israele eresse, nel 2004, un muro di cinta in grado di limitare efficacemente l’entrata di attentatori suicidi nel proprio territorio. Sembrerebbe che Hamas sia giunto a possedere alcune decine di razzi M-302, testata bellica di 144 kg e gittata di 160 Km circa, e migliaia di altri razzi con payload e gittata inferiori ma di elevata valenza “terroristica” data la vicinanza con il proprio avversario. L’altro gruppo principale schiera anch’esso un ingente quantitativo di razzi soprattutto di corta gittata ma anche media, fino a quindi 80 km con un payload di 60 kg. In entrambi i casi, la fabbricazione è da ascriversi a provenienza sia iraniana sia interna alla Striscia di Gaza.
Infine, all’interno della stessa Striscia, è stata di recente registrata la presenza di piccoli gruppi terroristici appartenenti perlopiù alla sfera salafita. In taluni casi, questi gruppi schierano razzi all’interno del proprio arsenale, arrivando a contarne globalmente alcune centinaia, soprattutto di medio-bassa gittata, ma in grado di costituire un elemento di scompiglio all’interno del delicatissimo scenario politico israelo-palestinese.
Michele Taufer
(Mediterranean Affairs – Contributing editor)
Immagine in evidenza: photo by Mans Unides – CC BY 2.0