Elezioni politiche 2018, storico SWG: astensione a livelli record e in costante aumento

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Elezioni politiche 2018, storico SWG: astensione a livelli record e in costante aumento

L’istituto demoscopico SWG, nuovo partner di La7 in sostituzione di EMG, pubblica lo storico dell’astensione delle elezioni legislative dal ’48 in poi. Il grafico è eloquente e mostra come la forma essenziale di partecipazione politica della democrazia liberale sia sempre meno praticata. Il processo di spoliticizzazione si evince anche da questo: dall’incessante incremento dell’astensione.

Elezioni politiche 2018, storico SWG: dal 93% di partecipazione si passa al 74%

I primi anni di vita della Repubblica Italiana videro una partecipazione politica senza precedenti. Probabilmente, il Paese era tra i più attivi, con una cittadinanza attenta e ancora memore dei freschi orrori della guerra e della dittatura fascista. La società era fortemente politicizzata; la possibilità di tornare a esprimere la propria opinione attraverso il voto garantì affluenze record, che non si sarebbero più viste nel corso degli anni a venire. Il massimo livello di partecipazione si raggiunse nel 1953: in quell’occasione, la Democrazia Cristiana di De Gasperi ottenne poco più del 40% delle preferenze, contro il 22,6% del PCI (Togliatti) e il 12,7 del PSI di Pietro Nenni. Come la storia insegna, la DC riuscì ad agglutinare le altre forze politiche per ottenere la maggioranza (portando in coalizione i socialisti di Saragat; il Partito Liberale Italiano e quello Repubblicano). Il dato più rilevante rimarrà, in ogni caso, la spettacolare partecipazione del 93,81%. Davvero pochissimi elettori aventi diritto non manifestarono la propria opinione attraverso il voto.

5 anni dopo, la partecipazione incrementò di un ulteriore 0,1%, sfiorando il 94% di partecipazione.

Elezioni politiche 2018, storico astensione: il crescendo, dal ’79 in avanti

L’inizio del calo corrisponde, approssimativamente, al lento sfinimento della Democrazia Cristiana. Il 1976 fu l’anno del grande boom del Partito Comunista Italiano, guidato da Enrico Berlinguer. Fu l’anno dell’exploit, nel quale il PCI superò il 34% delle preferenze. Da lì, l’inesorabile discesa della partecipazione politica. Sia DC che PCI perdono consensi e l’astensione arriva in doppia cifra nel 1987, arrivando all’11,2%. Siamo a ridosso della fine della Prima Repubblica, sancita da Tangentopoli e dalla dissoluzione della Democrazia Cristiana (che parteciperà alle elezioni del 1992, canto del cigno della Prima Repubblica).

L’ulteriore passo verso la spoliticizzazione si compie nel periodo della discesa in campo di Silvio Berlusconi. Tra il 1994 e il 2001 – elezioni che marcano l’auge del Cavaliere – l’astensione arriva fino al 18,6%. 5 anni dopo, si rileva la prima discesa dell’astensione, legata in particolare alla vicinanza tra i due schieramenti (centrosinistra guidato da Prodi, centrodestra da Berlusconi). A spuntarla fu il professore e la sua coalizione: l’Unione. Il risultato fu incerto fino alla fine; la Casa delle Libertà di Berlusconi ottenne il 49,74% delle preferenze, contro il 49,81% dell’Unione. In quell’occasione, l’affluenza raggiunse l’84,29%, in aumento rispetto al 2001. Ma è un fuoco di paglia.

Elezioni politiche 2018, storico astensione: entrata M5S corrisponde con apogeo dell’astensione

Si torna al voto nel 2008, con la crisi alle porte: parteciperà solo l’80,5% degli aventi diritto. Ciò nonostante, questo risultato sembrerà eccezionale se comparato con le affluenze di 2013 e 2018. L’avvento del M5S che “spazza” il bipolarismo, coincide con il record di astenuti alle Elezioni politiche: 24,8%. Tuttavia, questo dato cresce ulteriormente nelle ultime elezioni del 4 marzo, toccando il 27,1%.

Tirando le somme, dal 2006 in avanti circa un 10% di italiani ha smesso di votare. Le ragioni possono essere molteplici: l’incremento del flusso migratorio in uscita (fattore che può limitare l’accesso al voto); la spoliticizzazione; la crisi economica; il cambio della partecipazione politica e il mutamento delle se forme. Tutti elementi da tenere in considerazione e che fanno riflettere i partiti sui metodi da adottare per riattivare l’elettorato e la cittadinanza. Non a caso, gran parte delle ultime campagne elettorali si sono incentrate sul richiamo al voto degli astenuti, di chi “non ci crede più”.

I dati utilizzati da SWG si riferiscono ai dati del Viminale.

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