Elezioni politiche 2018: Renzi non era di sinistra secondo la Mangini
Nello scorso “Dimartedì”, la nota trasmissione La7 condotta da Giovanni Floris, è stata ospite Cecilia Mangini. Alla prima fotografa e documentarista italiana dal dopoguerra è stato chiesto di commentare i risultati delle appena scorse elezioni politiche 2018.
Elezioni politiche 2018, Mangini: “La necessità di cambiamento era autentica”
L’intervista è infatti iniziata con una generica domanda da parte di Floris: “Lei ha fotografato l’Italia tante volte, questa che esce dalle elezioni com’è?”; “è un’Italia un po’ complicata, incerta, arrabbiata – è stata la prima risposta della Mangini. “Soprattutto – ha poi spiegato – con una necessità di cambiamento che l’ha spinta a fare delle scelte non proprio perfette…quindi direi che la necessità di cambiamento era vera, autentica”. Secondo la regista il problema della sinistra, che ha portato questa parte politica allo sfacelo attuale, è proprio concettuale perché “è stato battezzato di sinistra ciò che di sinistra non era“.
E quando il conduttore gli ha chiesto se si stesse riferendo in particolare al Pd di Matteo Renzi lei ha risposto con un secco “sì”, sostenendo che il precedente governo si sia vantato di risultati mai raggiunti; e che questo modo di agire abbia portato all’esigenza da parte degli elettori di “trovare qualcuno che potesse offrire una speranza”. All’esecutivo targato Pd e ai miglioramenti dal punto di vista economico che gli ha poi sottolineato Floris lei non crede; e scherzando ha infatti detto in riferimento al governo Renzi “chi si loda si sbroda”.
Elezioni politiche 2018, Mangini: “Salvini? E’ più anziano di me”
E rimanendo sempre in tema Renzi, quando Floris ha chiesto alla Mangini quale fosse stato l’errore più grande del segretario ormai dimissionario lei ha risposto ironica “perché uno solo?”; Renzi, secondo la fotografa, “ha cercato di fare le stesse cose che aveva promesso Berlusconi, senza accorgersi però che lui era padrone del suo partito, mentre nessuno è padrone del socialismo“. E ha ironizzato anche sulle sue dimissioni: “Si è dimesso? Ma sta sempre lì alla segreteria del partito, non si sa cosa farà”.
E il M5s? Per lei ha interpretato la protesta degli italiani e riempito quello spazio lasciato vuoto dai vecchi partiti; ” i 5 Stelle – ha commentato la Mangini – sono ragazzi giovani, non hanno le rughe dei vecchi politicanti, hanno questo aspetto anche simpatico. Soprattutto scambiano il congiuntivo con l’indicativo e con il condizionale e questo agli italiani che ormai non hanno più scuole veramente rappresenta una consolazione”. In merito invece al leader di un altro partito uscito vittorioso dalle elezioni, cioè il Carroccio di Matteo Salvini, ha chiosato: “Penso che anagraficamente sia molto più anziano di me perché ha ricantato la vecchia canzone dell’odio verso il diverso”.