Antonio Ingroia: beni sequestrati per 150 mila euro, di che cosa è accusato
Antonio Ingroia: beni sequestrati per 150 mila euro, di che cosa è accusato
La Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato ad Antonio Ingroia beni per 150 mila euro. L’operazione delle Fiamme gialle è avvenuta su delega della procura del capoluogo siciliano. Che contesta all’ex magistrato antimafia l’accusa di peculato nell’esercizio dell’attività di amministratore unico di Sicilia Digitale.
In parallelo alla carriera politica, dal 2012 al 2018, Ingroia aveva ricoperto incarichi in società legate alla Regione Siciliana. Nel settembre 2013 venne scelto dal governatore Crocetta come commissario liquidatore di Sicilia e-Servizi, che si occupava dei servizi informatici regionali. Quindi, nel 2014, venne nominato amministratore unico della nuova Sicilia Digitale, che sostituì proprio Sicilia e-Servizi. Ingroia ha mantenuto l’incarico sino al 4 febbraio 2018, quando il nuovo governatore, Nello Musumeci, lo ha destituito.
La procura: “Antonio Ingroia si sarebbe assegnato una indennità di 117 mila euro”
Sotto la lente degli inquirenti sono finiti 117 mila euro. Soldi che Antonio Ingroia si sarebbe assegnato a titolo di indennità come commissario liquidatore di Sicilia e-Servizi. Compenso, che si somma ai 50 mila euro già stabiliti dall’assemblea dei soci. E che ha ridotto l’utile dell’ente da 150 mila a 33 mila euro. Il tutto avveniva il 4 luglio 2014.
Un provvedimento simile ha colpito anche Antonio Chisari, già revisore contabile di Sicilia e-Servizi. Il reato di peculato, ha spiegato la procura di Palermo, si configurerebbe data la natura in-house, ovvero con una partecipazione pubblica da parte della Regione Siciliana.
Quei rimborsi a cui Antonio Ingroia non avrebbe avuto diritto
C’è, poi, dell’altro. Secondo la procura palermitana, Antonio Ingroia avrebbe violato anche le norme definite da una circolare emessa dall’Assessorato all’Economia della Regione. Essa, infatti, prevedeva che, in caso di trasferte fuori sede – Ingroia vive da anni a Roma – spettava un rimborso per i trasporti. Ma non per il vitto e l’alloggio.
Al contrario, l’ex magistrato si sarebbe fatto rimborsare, tra il 2014 ed il 2015, i pernottamenti in alberghi di lusso di Palermo. Così come cene in ristoranti stellati della città
“Ho la coscienza a posto perché so di avere sempre rispettato la legge, come ho già chiarito e come dimostrerò nelle sedi competenti” ha dichiarato il diretto interessato, affermando di aver avuto notizie del provvedimento dalla stampa. “La verità è che ho denunciato sprechi per centinaia di milioni di euro, soldi che solo io ho fatto risparmiare, e invece sono accusato per una vicenda relativa alla mia legittima retribuzione”, ha poi continuato l’ex pm.