Elezioni 2018: alleanze, Governo e nomi. Il punto della situazione
Elezioni 2018: alleanze, Governo e nomi. Il punto della situazione
Domani, 23 marzo, il parlamento si riunirà per la prima volta dopo le elezioni del 4 marzo. Sarà il giorno in cui si svolgono le votazioni per i Presidenti di Camera e Senato e, dunque, l’esordio della nuova legislatura. Sembra che Movimento 5 Stelle e Lega abbiano già un accordo per spartirsi la seconda e la terza carica dello stato. Tuttavia, lo scrutinio segreto e i diversi meccanismi di elezione tra le due aule potrebbero rendere i giochi più complicati del previsto. Detto ciò, nel 2013 Laura Boldrini e Pietro Grasso vennero eletti entrambi al quarto scrutinio, un giorno dopo la prima convocazione delle Camere.
Elezioni 2018: alleanze, Governo e nomi. Il punto della situazione
Di per sé, l’elezione dei presidenti delle Camere è un importante appuntamento istituzionale che, almeno in teoria, dovrebbe essere slegato dalla stringente logica della convenienza politica. D’altra parte, non mancherà di fornire spunti di riflessione in vista della formazione del prossimo esecutivo. Sarà più difficile di altre volte, molto più difficile, trovare una maggioranza; le opzioni percorribili rimangono comunque dettate dai numeri.
Elezioni 2018: intesa tra Salvini-Di Maio
I due vincitori (a metà) del voto, tra accordi veri e presunti, appunto, hanno i numeri per governare. Al di là delle differenze più o meno manifeste tra elettorati e programmi, ottenuta la fiducia, chi farebbe il premier? Questa è una domanda da porsi. Un’altra domanda da porsi è: non converrebbe a entrambi i partiti accordarsi su una nuova legge elettorale – magari con un premio di maggioranza per chi arriva primo – e tornare il più presto possibile a votare? Tutto da vedere; un’alleanza “sovranista” potrebbe durare anche per un periodo più lungo se si trovassero 5-6 punti su cui convergere.
Elezioni 2018: il ruolo di Berlusconi
L’interesse di Salvini per Di Maio irrita Berlusconi che vede in un avvicinamento tra Lega e 5 stelle un pericolo per la tenuta del centrodestra. Il risultato di Forza Italia alle ultime elezioni, però, non consente all’ex Cavaliere di avanzare troppe pretese; per questo Berlusconi sta lavorando in modo più sottile, cercando di avvicinare Di Maio a tutta la coalizione. Nella peggiore delle ipotesi va al governo insieme ai 5 stelle; nella migliore contribuisce a mettere in cattiva luce lui e lo stesso Salvini mostrandone il poco “senso di responsabilità” nel non voler dialogare con lui. Per il resto, si sa, Berlusconi tifa per un centrodestra al governo con l’appoggio del Pd.
Elezioni 2018: il governissimo
Resta proprio il Pd, intrappolato in beghe interne. L’asse con i Dem rimane l’ipotesi preferita da Di Maio anche adesso che appare ormai lontana qualsiasi possibilità di apparentamento. Solo Mattarella può smuoverlo dall’ibernazione a cui sembra destinato; basterebbe anche un “governissimo”. Altrimenti detto un “governo di tutti” – a cui partecipano tutte le forze politiche e guidato da una figura “terza” – si occuperebbe di manovra e legge elettorale (maggioritaria) per riportare il paese alle urne non prima della prossima primavera. In questi giorni si è parlato anche di “governo della Consulta”; una variazione sul tema, nel senso che a guidare il prossimo esecutivo il Colle porrebbe un giurista non estraneo alle dinamiche politiche. I nomi che circolano quelli degli ex Presidenti della Corte Costituzionale Gaetano Silvestri e Giuseppe Tesauro.