Stipendi medi, quelli italiani in linea con la media UE, eppure abbiamo un record di lavoratori poveri
Non prendiamo poco di stipendio, eppure siamo poveri. E lo sono anche coloro che lavorano.
Questo ci dicono i dati di Eurostat.
A livello di salario per ora lavorata gli italiani sono appena sotto la media della UE, con 22,7€, in Europa si arriva a 23,1€, nell’area euro a 26,9. Siamo davanti alla Spagna, che è a 19,8, ma dietro Francia e Germania, che sono a 33 e 32,3. Il record massimo come sempre spetta al Lussemburgo, con 45 euro per ora, mentre quello minimo alla Bulgaria, con solo 5,1.
Certo, i Paesi più poveri sono quasi sempre anche quelli cresciuti di più. Mentre tra 2010 e 2017 si è cresciuti solo di un euro in Italia, in Bulgaria si è passati da 3,2 a 5,1. In Romania da 3,9 a 5,5, in Lituania da 5,5 a 8,4.
Solo in Spagna e Portogallo ci sono stati progressi minori dei nostri, e solo in Grecia c’è stato un calo.
La situazione è simile a quella degli ultimi anni dunque. Se prima eravamo appena sopra la media UE, oggi ci ritroviamo appena sotto.
Stipendi medi, 11,7% è povero anche e lavora
Eppure siamo tra i primi tra i working poors, ovvero tra coloro che pur lavorando si ritrovano nella sogli di povertà. Siamo quinti dopo Romania, Grecia, Spagna e Lussemburgo. E’ in questa situazione l’11,7% dei lavoratori contro una media europea del 9,6%. Meglio di tutti finlandesi e cechi, con il 3,1% e il 3,8%
Le spiegazioni per cui pur con stipendi molto più alti di quelli cechi o croati o sloveni, o lettoni, siamo ugualmente più poveri, possono essere molte.
Una è la disuguaglianza. In Italia è probabile che ci sia una maggiore variabilità intorno al valore medio. Con alte remunerazioni assieme a salari molto al di sotto della soglia di povertà stessa, soprattutto per giovani e precari.
Conta poi il livello dei prezzi. Per molti anni abbiamo subito un’inflazione superiore a quella europea, e solo da pochissimi anni non è più così. Nonostante un reddito simile alla media UE il costo dei beni è superiore, anche al livello della Germania.
Questo, unito al dislivello nei salari, porta facilmente al di sotto del livello di povertà chi ha occupazioni a minore valore aggiunto.
Stipendi medi e alta povertà, ma pochi fanno formazione
E la situazione non sembra destinata a cambiare facilmente se la formazione durante il lavoro, ovvero l’aggiornamento delle proprie competenze, è così poco preso in considerazione.
Solo l’11,3% dei lavoratori segue un corso di formazione, contro il 60,6% degli olandesi o il 58,6% degli svedesi. E il 31,9% degli europei.
E’ un indicatore anche della produttività senza dubbio, del dinamismo delle aziende, del progresso tecnologico. In cui l’Italia rimane indietro. E forse sta proprio qui una causa dell’alto livello di working poors.
Aziende poco produttive, che fanno poca ricerca, e che occupano persone con ridotta istruzione (siamo anche il Paese con meno laureati, ricordiamocelo). I cui stipendi non sono destinati a salire con il tempo come accadeva una volta. Mentre altri segmenti vedono salari molto oltre la media.
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