“La fase terrestre dell’operazione ‘Margine protettivo’ si estende, con forze supplementari per combattere il terrorismo nella striscia di Gaza e stabilire una realtà che garantisca agli israeliani di vivere in sicurezza”: nel comunicato diffuso dalle forze armate di Tel Aviv c’è già la rotta per i prossimi giorni: Israele è decisa a intensificare l’operazione di terra nella Striscia di Gaza. E Hamas si dice pronta ad affrontare un lungo conflitto.
Stamattina l’artiglieria israeliana ha cominciato a colpire i rioni di Shejaia e Zaitun, a est di Gaza. Il panico si è diffuso tra la popolazione, ha scritto l’agenzia Reuters. Hamas ha chiesto un cessate il fuoco di due ore per permettere di prestare soccorso alle persone ferite e di recuperare i cadaveri. La richiesta è stata avanzata tramite la Croce Rossa.
“Due giorni fa ai residenti di Shejaia è stato consigliano di evacuare l’area” ha dichiarato un portavoce dell’esercito israeliano. Hamas sin dall’alba ha risposto lanciando razzi contro Tel Aviv e altre città israeliane. Un razzo è caduto nel centro abitato di Ashqelon.
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Il bilancio delle vittime viene aggiornato di ora in ora. Tra i palestinesi se ne contano ormai 355, nell’ottanta per cento dei casi si tratta di civili. Le Nazioni Unite hanno lanciato l’allarme: le scorte stanno finendo, è sempre più difficile dare assistenza alla popolazione in fuga. Sono 62.000 gli sfollati, secondo l’agenzia per i rifugiati dell’Onu.
Almeno nove soldati israeliani sarebbero morti ma secondo Hamas Tel Aviv starebbe nascondendo la verità sulle proprie perdite, che sarebbero almeno quindici.
Israele ha ripetuto che l’obiettivo resta quello di smantellare la rete di tunnel sotterranei utilizzati da Hamas e di distruggere i depositi di razzi: un obiettivo che sarebbe stato irraggiungibile senza un intervento a terra, ha aggiunto. I vertici militari dicono di aver colpito 2.570 “siti del terrore” dall’inizio dell’operazione. Secondo l’esercito di Tel Aviv, le scorse a disposizione di Hamas sono ormai dimezzate. Hamas sostiene invece di essersi rifornita.
Fino a oggi gli sforzi diplomatici di Francia, Nazioni Unite, Qatar ed Egitto hanno fatto un buco nell’acqua, ha scritto la BBC. Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ieri ha incontrato il premier israeliano Netanyahu ma la strada verso un cessate il fuoco a Gaza a oggi non sembra percorribile.
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