Elezioni politiche 2018: nuovo Governo, Salvini non esclude voto
Elezioni politiche 2018: nuovo Governo, Salvini non esclude voto
Il leader della Lega Matteo Salvini, intervistato da il Corriere, fa il punto della situazione in vista dell’imminente inizio delle consultazioni al Colle. Per il futuro esecutivo “Noi siamo pronti. Partiamo dal programma e dalla coalizione che ha vinto le elezioni, il centrodestra”, sostiene il segretario leghista; che però non si preclude la possibilità di alleanze, a meno che non si tratti dei dem. “Siamo anche disponibili a lavorare al programma con altri. Per ampliarlo, aggiungere idee, ascoltare” ha infatti aggiunto.
Elezioni politiche 2018, Salvini: “No incarichi al buio”
L’intervista, girando intorno all’ancora insoluto nodo premiership, ha indagato sullo stato dei rapporti interni ed esterni alla coalizione di centrodestra; ed in merito alle trattative in corso con il M5s, qualcosa sembra essersi rotto dopo l’elezione dei presidenti di Montecitorio e palazzo Madama. Nel frattempo il “vecchio” sembra non voler lasciar spazio al nuovo, denuncia il segretario del Carroccio, che vuole fare una richiesta precisa a Sergio Mattarella; “Mi dicono che un governo scaduto e senza voti – ha infatti commentato Salvini dopo una riunione con i gruppi parlamentari della Lega – continui con grandi infornate di nomine e di promozioni a fare scelte nei ministeri, nelle burocrazie, nelle società, in Rai. Una cosa da matti. E dunque, al presidente chiederemo anche rispettosamente che si blocchino queste iniziative”.
Il segretario non ha intenzione, comunque, di convincere il Colle ad affidargli l’incarico di formare il nuovo esecutivo; lo riceverà solo “se ci saranno i numeri e la possibilità di dare vita a un governo che governi“. Al bando quindi “incarichi al buio” o “maggioranze stentate”; nessuna smania di fare il premier, la stessa che invece sostiene abbia il suo “avversario” Luigi Di Maio. Di fatto, stando alle sue parole, la Lega non sarà “disponibile per governoni o governissimi”.
Elezioni politiche 2018, rapporti più tesi con M5s
“Io so che non parto escludendo. Se avessimo applicato questo tipo di atteggiamento, oggi non avremmo né il presidente della Camera né quello del Senato”, è la risposta di Salvini quando gli viene chiesto come mai i cinquestelle non vogliano allearsi con Berlusconi. E si mostra anche risentito circa le nuove rivendicazioni su palazzo Chigi del capo politico grillino; dopo gli attestati reciproci di affidabilità i due sembrano essersi di nuovo divisi, motivo per il quale il leader leghista torna a ribadire la necessità di confronto, soprattutto in termini di punti programmatici.
Per lui ci sono tre parole chiave: lavoro, tasse e sicurezza. “Io credo – ha spiegato Salvini – che anche ai 5 stelle possa interessare un dialogo su questi temi. Credo che alcuni dei nostri punti fermi, lo stop alla Fornero, l’approccio sull’immigrazione e la sicurezza possano riguardare anche loro. L’autonomia e, in chiave futura, il federalismo sono temi diventati patrimonio comune. Però, ci deve essere volontà di confronto“. E sulla possibilità di un’alleanza M5s-dem sostiene che “sarebbe davvero bizzarro che una forza che si vuole rivoluzionaria si facesse stampellare dagli sconfitti”.
Elezioni politiche 2018, Salvini: “Governo non è questione di vita o di morte”
In ogni caso Salvini ha ribadito più volte che per lui “il governo sarebbe un onore e una responsabilità enormi” ma non “una questione di vita o di morte”. E si rifiuta di fare nomi, anche di fronte all’ipotesi di Giorgetti premier; l’importante è che non si tratti di figure esterne alla politica perché “gli italiani hanno già dato”. E torna a sostenere che il governo debba essere affidato a qualcuno dell’area di centrodestra, che è la coalizione “che ha vinto”; secondo il suo parere comunque c’è il 50% delle possibilità che non si trovi una soluzione e che si torni a votare.
“Si sappia che se mi rendessi conto che non c’è una via di uscita, che nessuno è disposto a fare passi indietro, bisognerebbe tornare a chiedere agli italiani” è infatti la sua posizione, quella di un partito comunque consapevole che un ritorno alle urne potrebbe andare a suo vantaggio. Infatti ritiene che il Rosatellum possa pure restare – soprattutto per non “bloccare Parlamento e Italia per mesi” al fine di cambiare la legge elettorale – ma con l’aggiunta del premio di maggioranza alla coalizione vincente. Infine, rinnova la collaborazione con Forza Italia; con Silvio Berlusconi sostiene di essersi sentito “anche oggi” e che si rincontreranno a breve per “concordare la posizione da portare al capo dello Stato”.