Terrorismo tra Francia e Italia: dialogo con Francesco Maselli (Il Foglio)
Parigi, Roma, Foggia, passando per Trebes e Carcassone, nella Francia meridionale. Il fil rouge che collega nelle ultime ore queste città europee è il terrorismo di matrice islamista. Prima, l’attacco avvenuto una settimana fa in Occitania, durante il quale hanno perso la vita tre persone, con il sacrificio del tenente Arnaud Beltrame. Poi, l’arresto in Puglia del cinquantanovenne imam egiziano Mohy Abdel Rahman.
Mercoledì, invece, mentre la Francia ed il Presidente Emmanuel Macron omaggiavano il tenente Beltrame all’Hotel des Invalides di Parigi, è avvenuto il fermo a Torino del ventitreenne Elmahdi Halili. Gli 007 italiani hanno riconosciuto Halili come il primo produttore di un messaggio propagandistico dello Stato Islamico in lingua italiana. “Lo Stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”. Questo il titolo del testo che aveva attratto l’attenzione dei nostri investigatori già all’inizio del 2015.
Nella giornata di giovedì, poi, gli agenti della Digos di Roma e Latina hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti vicini agli ambienti dell’estremismo islamico. Le 5 persone sono state riconosciute come i fiancheggiatori di Anis Amri, il terrorista della strage di Natale 2016 a Berlino.
Nella mattinata dello stesso giorno, a Grenoble, è stato portato a termine il fermo dell’uomo che si era scagliato con la sua macchina contro i soldati del 93esimo reggimento d’artiglieria di montagna di Varces, nei pressi del confine tra Francia e Italia.
La Francia e l’allerta terrorismo
La minaccia islamista è ritornata così a farsi sentire sia in Italia che in Francia. Tuttavia, Oltralpe, nonostante l’ultimo vero attentato si fosse verificato nell’ottobre 2017, la tensione è sempre stata alta. “Il rischio attentato si è sempre vissuto. Nessuno ha mai concretamente pensato che l’ondata fosse finita. Anche lo stesso Presidente Emmanuel Macron ha sempre sostenuto che ci sarebbe stato da chiedersi non tanto se, ma piuttosto quando sarebbe avvenuto un altro attentato”. A confermarci ciò è il giornalista Francesco Maselli, napoletano, a Parigi come corrispondente de Il Foglio e curatore della newsletter “Marat” con la quale racconta la Francia.
“Bisogna tenere conto del fatto che fino allo scorso novembre è stato attivo lo stato di emergenza”, rimarca Maselli. Insomma, quella che ci racconta il giornalista è una Francia in allerta massima, dove i controlli sono a tappeto. Quello che è interessante però, per capire la portata del rischio, sono innanzitutto i numeri.
“In Francia – continua Maselli – ci sono circa ventimila persone con la famosa Fiche S, ovvero persone segnalate e schedate per radicalismo. Questo schedatura comprende molte tipologie di soggetti non necessariamente islamisti. Circa la metà di questi sono comunque legati alle frange radicali dell’Islam”.
Un altro elemento importante da considerare, per comprendere come siano mutati il clima e soprattuto l’azione terroristica, è capire dove vengono organizzati gli attentati. A questo proposito Maselli ci dice: “Mentre prima del 2015 gli attentati venivano organizzati fuori dal territorio francese, basti pensare al Bataclan, questi altri, già quello di Nizza, sono avvenimenti che hanno una regia interna alla Francia”.
Le risposte della politica francese e la Loi asile et immigration
La politica non si è fatta attendere dopo i fatti dell’ultima settimana. I principali leader politici francesi si sono presentati mercoledì per commemorare la figura di Arnaud Beltrame. Dopo l’attentato islamista ci sono stati toni aspri.
Come ci racconta Maselli, la leader dell’oggi Rassemblement National Marine Le Pen si è scagliata contro il ministro degli Interni Gérard Collomb chiedendone le dimissioni. Il presidente dei repubblicani Laurent Wauquiez ha espresso l’idea di internare preventivamente le persone schedate. Un’idea aberrante secondo Maselli, sulla quale però è d’accordo pure l’ex premier socialista Manuel Valls. “Idee del genere dimostrano una certa ignoranza su cosa sia la già citata Fiche S, che è un documento temporaneo utile a schedare le persone e ad avere maggiori informazioni. La Fiche S non può portare ad arresto preventivo”, sottolinea il giornalista del Foglio.
Da parte sua, Macron aveva presentato già a fine febbraio un progetto riguardo il tema della sicurezza e dell’immigrazione, la Loi asile et immigration. Un provvedimento, questo, che ha già suscitato diverse critiche. A detta di Maselli, ciò dimostra “che c’è la volontà di accorciare i tempi per le domande di asilo”.
La nuova legge dovrebbe ridurre a quindici giorni il tempo a disposizione dei richiedenti per ricorrere in appello dopo un’eventuale sentenza di rigetto della domanda d’asilo. “Se sei un rifugiato e se la tua domanda viene per caso rigettata, un mese di tempo per fare appello è già molto poco. C’è la volontà di chiudere le maglie, ma questo tiene poco conto del contesto generale. Basti pensare a ciò che è successo al confine tra Francia e Italia pochi giorni fa”. Il riferimento che il giornalista fa è al caso della donna nigeriana incinta respinta al confine italo-francese dalla gendarmeria d’Oltralpe e morta dopo il parto.
La condizione delle persone Fichées S in Francia e l’azione dei servizi segreti
Nello specifico, la condizione di coloro che sono schedati in Francia come radicalizzati è una questione che va chiarita. A questo proposito, Maselli ci spiega: “Se si conoscesse veramente l’attività dei servizi d’intelligence francesi, allora ci sarebbe meno confusione. Molto spesso, in Francia, se si è schedati, i servizi tendono a lasciare queste persone in libertà. Il motivo è molto semplice: monitorare i comportamenti di coloro che sono schedati per acquisire ulteriori informazioni”.
Fino ad ora, seguendo questa strategia, sono stati sventati una ventina di attentati. Tuttavia, “se capita l’attacco terrorista – ammette il giornalista del Foglio -, è ovvio che qualcosa non ha funzionato, ma la politica e i media francesi faticano ad ammetterlo. Nel caso di Carcassone, come ammesso dallo stesso procuratore di Parigi François Molins, c’è stato probabilmente un errore di valutazione”.
I rapporti tra Francia e Belgio e la situazione italiana
Alla luce di questi fatti e della situazione tesissima, i rapporti tra i servizi francesi ed italiani sono stabili. Maselli però ammette che i contatti maggiori la Francia li intrattiene inevitabilmente con il Belgio. “Il rapporto privilegiato con il Belgio è dovuto a due motivi: il primo è certamente l’affinità linguistica, mentre il secondo è il fatto che il Belgio, ora come ora, non riesce a gestire la propria sicurezza autonomamente. Questo perché la popolazione belga è molto inferiore sia a quella francese che italiana. In proporzione, dunque, in Belgio il numero di soggetti che partono per la Siria o per zone di conflitto al fine di arruolarsi nell’Isis è di gran lunga più elevato”.
Ciò che rende infine la situazione italiana molto diversa da quella francese è un particolare non da poco. “In Italia – continua Maselli – le persone radicalizzate sono sicuramente di meno, ma noi abbiamo la possibilità anche di espellerle. I francesi, nella maggior parte dei casi, non lo possono fare perché i radicalizzati o gli attentatori sono sempre cittadini francesi”.
Tuttavia, la situazione non è semplice nemmeno per il nostro Paese. Il ministro Marco Minniti ha avvertito del pericolo jihadista verso Roma. A tal riguardo, salutandoci, Maselli ci dice: “Certamente Roma è uno dei bersagli del terrorismo, basta vedere i video di propaganda dello Stato Islamico. Finora non è successo praticamente nulla sia perché la comunità di persone che potrebbe radicalizzarsi è ridotta, sia perché i nostri servizi segreti stanno compiendo un buon lavoro, sventando gran parte delle minacce. Non possiamo però per questo abbassare la guardia”.