Sondaggi elettorali Germania, l’analisi: la crisi infinita della SPD
Le larghe intese affascinano sempre meno i tedeschi e zavorrano la SPD. E’ quanto emerge dall’analisi del trend dei sondaggi elettorali condotti dai principali istituti demoscopici di Germania.
Le elezioni dello scorso 24 settembre hanno certificato, oltre alla rinnovata impossibilità di costruire un asse di governo politicamente omogeneo, la crisi dei socialdemocratici. Dopo un iniziale effetto sorpresa, la candidatura dell’ex presidente dell’Europarlamento Martin Schulz non ha portato frutti, trascinando la SPD al 20.5%, il suo record negativo dal dopoguerra ad oggi.
Sondaggi elettorali Germania: la SPD va giù, tiene la Merkel
I mesi successivi hanno confermato – ed acuito – i problemi dei socialdemocratici, sottolineandone una continua erosione di appeal nei confronti dell’elettorato. Stando agli ultimi sondaggi, la SPD è data mediamente al 18.5%. Un dato persino inferiore – restando in tema di centrosinistra europeo a vocazione governativa – a quello registrato dal PD in Italia il 4 marzo scorso. Un dato che sembra bocciare inequivocabilmente la strategia politica portata avanti da Schulz, passato in pochi mesi dalla lotta per la Cancelleria al “no” alle larghe intese, per poi cedere alle spinte interne a favore dell’accordo con la CDU-CSU e, conseguentemente, abbandonare il timone del partito.
Quella accusata dalla SPD potrebbe essere anche una fisiologica stanchezza nei confronti di una Große Koalition in carica da oltre 4 anni (e al governo per 8 degli ultimi 12 anni)? Pare di no. Le larghe intese sembrano infatti aver indebolito solo il partner (minoritario) progressista. La CDU guidata dalla Cancelliera Angela Merkel si mantiene poco sotto il 33%, lo stesso dato registrato nelle elezioni del settembre scorso. Democristiani che quindi sembrano tutto sommato essere usciti indenni dal voto e dalla lunga e delicata fase di trattative che ha preceduto la nascita del quarto governo Merkel.
Sondaggi elettorali Germania: il buon momento di Verdi ed estrema destra
Chi invece sembra avere il vento in poppa è l’estrema destra AFD e, soprattutto, i Verdi (GRÜNE). I primi si attestano al 13.6%, 2 punti in più rispetto alle scorse elezioni. Un dato inferiore rispetto al paventato pareggio con la SPD ma che comunque ne conferma il ruolo di terzo partito dello scacchiere politico tedesco.
Va meglio ancora ai Verdi: lo storico alleato di minoranza dei governi del socialdemocratico Schroder è valutato all’11.4%, ben 2 punti e mezzo in più rispetto al voto del 24 settembre scorso. Un exploit che evidentemente promuove la buona volontà mostrata dagli ambientalisti nelle trattative – poi fallite – per la creazione di un esecutivo basato sulla cosiddetta Jamaica Koalition, ovvero l’asse nero-giallo-verde tra CDU, FDP e Verdi.
Potrebbe essere proprio lo stesso motivo, al contrario, a zavorrare i Liberali FDP. La cui scarsa predisposizione al dialogo mostrata durante le trattative sembra, infatti, non esser stata giudicata positivamente dall’elettorato. Al momento, i “gialli” sarebbero poco sopra il 9%, circa un punto e mezzo in meno rispetto al 10.7% delle elezioni di settembre.