Nuovo Senato: taglio a stipendio membri, ma restano tutti i collaboratori
Fatta la legge si trova l’inganno. Infatti, se la riforma del Senato era nata per dire ‘basta’ ai costi della politica, per dare un segno di discontinuità col passato dell’ingorda classe politica nostrana, oggi la bozza del nuovo Senato lascia molto a desiderare. Specialmente per quel che riguarda costi e privilegi.
12 milioni e 150 mila euro. E’ questa la cifra degli stipendi dei ‘collaboratori parlamentari’. I cosiddetti ‘portaborse’. Non per tutta la legislatura, bensì solo ed esclusivamente per il 2013. Il Senato in toto, invece, costa oltre mezzo miliardo di euro. Un ammontare pazzesco. E col nuovo ramo parlamentare “l’unica certezza è che spariranno gli stipendi dei senatori”, sostengono dagli uffici di Corso Rinascimento. I risparmi, stimano, saranno calcolabili intorno la cifra di 80.151.000 euro, ma riguarderanno solo i neo membri di Palazzo Madama (sindaci e consiglieri regionali), che non acquisiranno alcuna indennità aggiuntiva.
Tuttavia, seppur non stipendiati direttamente dallo Stato Centrale, questi neo senatori avranno bisogno di assistenti, è ovvio. E quindi le spese dei collaboratori, dei consulenti (oltre 2 milioni di euro), dei gruppi parlamentari (21.350.000 euro) verosimilmente resteranno in vigore. Il mantenimento delle figure professionali di assistenti (spesso e volentieri non contrattualizzate) è chiesto a gran voce dai futuri eletti, in quanto dovranno passare da temi locali (addirittura del Comune di appartenenza) a nazionali, rischiando così di non essere aggiornati delle varie modifiche in corso d’opera. “Il doppio incarico sarà impegnativo: andare a Roma, viaggiare. Per questo sarà importante avere qualcuno che ci possa dare una mano ai gruppi”, afferma Massimiliano Romeo, capogruppo leghista alla Regione Lombardia. Gli fa eco la capogruppo democratica in Emilia-Romagna, Anna Pariani: “l’istituzione non riuscirà a funzionare bene” senza collaboratori.
Il risparmio quindi, almeno secondo le odierne indiscrezioni, sarà di poco sopra gli 80 milioni di euro. Una cifra addirittura inferiore ai vitalizi concessi agli ex membri di Palazzo Madama, calcolabili intorno agli 82 milioni l’anno.
Daniele Errera