Prezzo petrolio 2018: previsioni e valore, greggio ancora in discesa
C’è un particolare che gli emiri del golfo, i sauditi e tutte le altre nazioni dell’OPEC (anche l’Opec plus di cui si parla) non riescono a controllare. Ed è la produzione di greggio negli USA.
Secondo diverse previsioni gli Stati Uniti alla fine dell’anno potrebbero diventare il primo produttore al mondo con più di 11 milioni di barili al giorno. E’ un progetto di lungo periodo, da tempo risaputo, che la vittoria di Trump ha certamente favorito.
E’ chiaro che tutta la strategia dell’OPEC volta a stabilizzare il mercato e impedire grosse variazioni del prezzo del petrolio, soprattutto in basso, viene messa in serio pericolo.
La crescita dell’offerta di greggio USA compensa il calo di quella dei Paesi OCSE e materializza gli incubi di alcuni produttori che pochi mesi fa erano di fatto spaventati da una nuova possibile diminuzione dei prezzi simile a quella del 2016.
Prezzo petrolio, il picco di 70 dollari al barile rimane distante
Dopo aver toccato i 70 dollari al barile circa due settimane fa il prezzo del greggio non sembra riportarsi su quei livelli. Oggi viaggia intorno ai 68, e non paiono spingere verso l’alto le notizie che giungono dagli USA che aumentano la produzione. O dall’Arabia Saudita che ha intenzione di diminuire il prezzo praticato ai clienti asiatici.
E del resto gli analisti prevedono che sia nel 2018 che nel 2019 nel mondo vi sarà un surplus di offerta di petrolio. Nello specifico di 0,4 milioni di barili al giorno quest’anno e di 0,3 l’anno prossimo. Al contrario di quanto accaduto lo corso anno quando vi era stato un deficit.
Solo una maggiore domanda, anche solo di tipo finanziario per il petrolio come commodity, potrebbe aiutare il prezzo del greggio a salire verso quota 70 dollari al barile.