L’Italia pallonara come non mai forse non se ne sta ancora rendendo conto, ma c’è un nostro connazionale che sta dominando uno degli eventi sportivi più importanti del mondo, il Tour de France. Lui si chiama Vincenzo Nibali, non è nemmeno trentenne, arriva da Messina ed è soprannominato “lo squalo dello Stretto” per il suo modo di correre spregiudicato e spettacolare. Il ciclista dell’Astana sta facendo dimenticare agli italiani le disavventure della Nazionale di calcio grazie alle sue imprese, purtroppo poco celebrate da una parte dell’opinione pubblica.
“LA FRANCIA MI AMA” – Nibali sta facendo riscoprire agli italiani uno sport che è stato troppo spesso colpito al cuore da scandali di doping ed atleti disonesti. “Con la prima vittoria al Tour ho capito che potevo farcela”, confessa la maglia gialla, che a sei tappe dalla fine ha un vantaggio di oltre 4’ e 30’’ sullo spagnolo Valverde, non uno qualunque. Negli ultimi anni si sono visti davvero pochi italiani “in giallo”, e l’ultimo trionfo di un nostro ragazzo al Tour risale al 1998.
Non un semplice ciclista, ma una figura a tratti mitologica, che a distanza di dieci anni dalla sua assurda morte, sentiamo ancora presente: Marco Pantani. A Vincenzo non solo va il merito di averci riconciliato con il ciclismo, ma anche di aver fatto innamorare i francesi: “Si, per le strade sento spesso il mio nome, i francesi tifano per me”.
ARRIVANO LE MONTAGNE – “Dovrò restare concentrato, il mio vantaggio è importante, ma avrò bisogno della squadra”. Così Nibali commenta le ultime, durissime tappe che lo separano da quel sogno chiamato Tour: il vantaggio su Valverde è consistente, ma sui Pirenei si deciderà tutto. In bocca al lupo Vincenzo.