Consultazioni Governo 2018: giovedì Cdx unito e M5s ultimi. Il calendario
Consultazioni Governo 2018: giovedì Cdx unito e M5s ultimi. Il calendario
Il dado è tratto. O quasi. Giovedì si riprende col secondo giro di consultazioni al Colle nell’ambito delle valutazioni per la formazione del nuovo governo. Il calendario reso noto dal Quirinale, che prevede incontri anche nella mattinata di venerdì, evidenzia due elementi importanti.
Consultazioni Governo 2018: Cdx unito al Colle, M5s per ultimi. Segnale da Mattarella?
Primo. Si comincia con le commissioni parlamentari, seguiranno i leader dei maggiori partiti, mentre le cariche istituzionali e l’ex Capo dello Stato verranno sentiti per ultimi, nella seconda giornata di venerdì. Segno che il nodo da sciogliere, determinante per l’esito dei colloqui, è tutto lì: fra gli equilibri delle maggiori forze politiche in campo, più che nell’opinione dei presidenti di Camera e Senato, almeno in questa fase.
L’attenzione è tutta puntata a giovedì pomeriggio, quando salirà al Colle la delegazione del Centrodestra unito, mentre il Movimento 5 stelle sarà l’ultima forza politica ad essere audita. E questo è il secondo elemento di riflessione, dal significato più interessante sotto il profilo politico, soprattutto per capire quali scenari si aprano e se, eventualmente, questo secondo giro di consultazioni possa essere risolutivo.
Mattarella sceglie infatti di tenere per ultimi i Cinque stelle, nonostante i leader della coalizione di Centrodestra abbiano scelto di presentarsi congiuntamente dal capo dello Stato; cioè con un peso che, dal punto di vista elettorale, dovrebbe essere numericamente più rappresentativo, rispetto al partito di Grillo da solo.
L’ordine stabilito dal calendario ufficiale del Quirinale non è certo lasciato al caso, ma se questa scelta sia da leggere come una velata interpretazione delle intenzioni o degli orientamenti di Mattarella, in vista delle possibilità di affidare l’incarico all’una o all’altra formazione in gioco, è tutto da vedere.
Consultazioni Governo 2018. Il nodo della commissione Speciale della Camera
Ci sono ancora molte variabili da tenere presenti nel calcolo delle probabilità delle ipotesi di governo.
Tra queste, da non sottovalutare la designazione del presidente della commissione Speciale della Camera, organo che si occuperà dell’esame degli atti urgenti del governo in questa fase transitoria. La nomina è attesa per giovedì, quando i componenti indicati da ciascun gruppo parlamentare si riuniranno per la prima volta, proprio per votare il presidente. I componenti saranno 40, così suddivisi: 14 al M5S, 8 alla Lega, 7 ciascuno a Pd e Fi, 2 a Fdi e uno, sia al gruppo Misto che a Leu.
Nelle ultime ore aveva cominciato a circolare da più parti il nome di Francesco Boccia; in continuità con la prassi delle ultime legislature in quanto numero uno uscente della commissione Bilancio. Una sua nomina non potrebbe che esser letta come conferma del dialogo in corso fra Cinque stelle; componente più numerosa della commissione, e il Partito Democratico. Ipotesi comunque rientrata, per il momento.
Sembrerebbe infatti confermato come più plausibile lo schema che darebbe al PD una vicepresidenza; mentre Giancarlo Giorgetti, capogruppo del Carroccio a Montecitorio, sarebbe il designato in testa alle quotazioni per la presidenza della Speciale.
Consultazioni Governo 2018: Incontro Di Maio-Salvini si allontana
Stante così le cose, l’accordo tra il Centrodestra e il Movimento 5 stelle reggerebbe, dunque. Coerentemente con il discorso già avviato con l’intesa per la ripartizione delle presidenze delle Camere e, tra l’altro, perfettamente equilibrato dal sostegno che Forza Italia, Lega e Fdi; avrebbero garantito a loro volta a Vito Crimi a Palazzo Madama, per l’omologa commissione Speciale.
Ciononostante, non si registra alcun segno di disgelo fra Matteo Salvini e Luigi di Maio.
Elezioni 2018: si allontana l’intesa fra Lega e Cinque Stelle. Premier ‘terzo’ o ritorno al voto
Anzi, sembrano allontanarsi ormai quasi definitivamente i margini di dialogo degli scorsi giorni; avevano lasciato intravedere una buona probabilità di costruire un accordo di governo giallo-verde. Il segretario del Carroccio, lasciando il gruppo della Lega al Senato per raggiungere a piedi quello della Camera, ha confermato ai cronisti che “è possibile” non ci sia alcun incontro con il capo politico dei pentastellati.