Prezzo petrolio 2018: cambiano le previsioni a metà aprile
Maggiore domanda, minore offerta. Questi in sostanza i driver del mutato panorama nell’ambito delle previsioni sul prezzo del petrolio per i prossimi mesi.
Rispetto alla ultime formulate infatti vi è un ritocco al rialzo dei prezzi. Secondo l’EIA (Energy Information Administration) per il 2018 si arriverà a 63,36 dollari al barile, in salita dai 62,13 di marzo.
E’ il risultato di un calo dell’offerta, da 0,4 milioni di barili al giorno previsto a marzo a 0,2. Nonchè di un aumento della domanda, da 98,5 milioni di barili al giorno del 2017 a 100,3 nel 2018, e 102,2 nel 2019. L’aumento tra 2017 e 2018 era stato previsto a marzo essere di 1,7 milioni di barili, ed è ora di 1,8.
Si tratta di zero virgola, certo, ma tanto basta a rivedere al rialzo un prezzo del petrolio che gli ultimi sviluppi sul lato della produzione USA appariva destinato ad essere stagnante.
Sia la produzione OPEC che USA sono viste in aumento, ma il surplus rispetto alla domanda non appare più così grande come in precedenza.
Prezzo petrolio, il ruolo della geopolitica, i rapporti USA-Cina
Chiaramente sul prezzo dell’oro nero impattano le tensioni internazionali. La crisi siriana non potrà non avere un ruolo come sempre è stato soprattutto quando le crisi internazionali riguardavano il Medio Oriente.
Un’influenza di segno opposto è quella esercitata dalla distensione tra USA e Cina. I cinesi hanno deciso di diminuire i dazi sull’importazione di auto. Una mossa annunciata in un discorso del presidente Xi Jinping al Forum di Boao, che ha annunciato anche nuove forme di protezione intellettuale delle aziende straniere in Cina, un problema annoso.
Si tratta, dopo i proclami protezionistici di Trump, di un ritorno in auge della globalizzazione, e di un minor pericolo di crisi economica causata da un calo del commercio mondiale. Una crescita maggiore significa una maggiore domanda, e di conseguenza un prezzo maggiore dell’oro nero
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