Più addestrati, più prudenti, e dunque più pericolosi: i miliziani di Hamas sembrano aver sviluppato capacità di combattimento superiori rispetto al passato. Forse superiori anche a quello che Israele si aspettava di incontrare a Gaza.
Domenica scorsa le forze militari israeliane si sono scontrate con i miliziani di Hamas nel sobborgo di Sajaya. Artiglieria, elicotteri, combattimenti per le strade: Israele ha perso tredici militari. Alcuni soldati di Tel Aviv hanno detto che i miliziani di Hamas combattevano come gli Hezbollah: azioni di guerriglia studiate e condotte con accuratezza e prudenza.
Hamas pare aver migliorato le proprie tattiche d’attacco sfruttando il teatro degli scontri. Un’immagine molto diversa rispetto ai ricordi dei soldati israeliani. “Nel 2008 i combattenti a Gaza giravano armati per le strade ma non davano l’impressione di essere davvero in grado di fermare le forze israeliane” ha raccontato Ben Wedeman, corrispondente della Cnn dal Medio Oriente.
Tel Aviv mette in campo strategie nuove e Hamas si adegua in fretta. Se in passato Hamas doveva necessariamente importare i razzi dall’estero, ad esempio, ora ha imparato ad assemblarli da sé. Sta dimostrando di essere “una forza militare da non sottovalutare, pronta a resistere sul lungo periodo” ha spiegato Wedeman. Anche per questo non ha interesse a interrompere gli scontri.
Photo by Israel Defense Forces – CC BY 2.0
I soldati di Tel Aviv hanno cominciato a operare in territori densamente popolati – Sajaya, ad esempio. Tutto ciò aumenta i rischi: il portavoce militare israeliano ha annunciato che sono arrivate a 29 le perdite tra i militari dall’inizio delle operazioni su Gaza.
Hamas è nella condizione di poter ridurre l’enorme svantaggio rispetto alle forze militari israeliane. Sul Washington Post, Nathan J. Brown, docente di Scienze Politiche e Affari Internazionali alla George Washington University, ha ricordato che Hamas “non può schierare una forza militare tale da affrontare Israele sul campo di battaglia. Il combattimento si sta sviluppando infatti tutto a Gaza, il territorio israeliano ne rimane sostanzialmente fuori”.
L’obiettivo con cui Israele è entrato a Gaza è distruggere i tunnel utilizzati dai miliziani di Hamas e interrompere il lancio di razzi contro lo stato ebraico. Obiettivi non ancora raggiunti. I tunnel scavati nel terreno costituiscono una rete di cui probabilmente gli israeliani stessi non conoscono l’estensione. E il lancio di razzi sullo stato ebraico, seppur in quantità ridotta, continua.
“Hamas è come al Qaida, come Hezbollah, come lo Stato islamico in Iraq e nel Levante, come Boko Haram, come tanti altri di questi gruppi islamisti che rigettano il rispetto dei diritti umani” ha dichiarato il primo ministro israeliano Netanyahu, “e di fronte a tale estremismo, non abbiamo altra scelta che difenderci”.
Ma secondo Gideon Levy, giornalista e opinionista di origini ebraiche, il rischio è quello di infilarsi in un circolo vizioso: Israele colpisce Hamas e Hamas torna più forte di prima. “Quando scatterà la prossima operazione, saranno ancor meglio equipaggiati di adesso” ha detto alla Cnn.
Immagine in evidenza: photo by Israel Defense Forces – CC BY 2.0