Governo 2018: accordo con M5S o voto, la mossa di Salvini

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Governo 2018: accordo con M5S o voto, la mossa di Salvini

O riprende il dialogo con il Movimento 5 Stelle, per formare un governo partendo dal programma del centrodestra, o si torna alle urne; il messaggio è stato ripetuto da esponenti leghisti di primo piano come Giorgetti, Fedriga ma, soprattutto, dal leader del Carroccio Matteo Salvini. Detto ciò, per primo il neo governatore del Friuli ha rilevato un altro enorme ostacolo che si frappone tra la Lega e la formazione di un esecutivo.

Infatti, nel corso della trasmissione Circo Massimo di Radio Capital, Fedriga ha dichiarato che non ci sono alternative: dialogo con i pentastellati o ritorno al voto. D’altra parte, nel caso in cui il centrodestra volesse forzare la mano a Mattarella e andare a cercare la fiducia in Parlamento, i 50 voti che mancano sono tanti in effetti. Insomma, se verrà dato un pre-incarico a Giorgetti o a Salvini, si renderebbe necessario un appello ai “responsabili”.

Governo 2018: accordo con M5S o voto, la mossa di Salvini

D’altronde, così la pensa anche Giorgetti ai microfoni di Rtl 102.5; “il Friuli ha indicato che un governo M5S-Pd è una creatura innaturale”. A questo punto, resta solo l’ipotesi di una maggioranza Lega-M5S: “le altre non hanno molto senso; non servono al paese”. Se le nuove eventuali trattative con i 5 stelle dovessero chiudersi ancora una volta con un nulla di fatto, però, non c’è molta scelta: “l’unica strada è quella di tornare alle urne”.

In queste settimane è stato spesso indicato come possibile premier di un governo giallo-verde; Giorgetti stavolta ha voluto chiarire che ora più che mai è Salvini il “candidato naturale” del centrodestra per Palazzo Chigi. Dalla festa della Lega, nel bergamasco, ai cronisti che gli hanno domandato se chiederà un pre-incarico Salvini ha risposto “perché no?”.

Il mantra è sempre quello “o si ragiona con i 5 stelle o si torna al voto”. Dunque, ha poi continuato il segretario leghista, “vediamo se qualcuno dopo queste settimane torna coi piedi per terra e viene a un tavolo a ragionare sulle cose da fare con la squadra che ha vinto; coi veti e i bisticci non si va da nessuno parte; l’ho detto a Di Maio ma anche a Berlusconi”.

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