Consultazioni Governo 2018: voto a giugno impossibile, le opzioni
Continua lo stallo in chiave maggioranza. Allo stato dei fatti, la situazione potrebbe sbloccarsi solo in due modi. Innanzitutto, grazie a un accordo tra Movimento e Pd. Notizie si attendono dalla direzione Dem di giovedì; d’altra parte, sono ben poche le speranze che sia questa la strada giusta per risolvere l’empasse. In secondo luogo, nonostante i “tira e molla” delle ultime settimane riferiscano il contrario, non sembra mai essersi chiusa del tutto l’ipotesi di intesa tra 5 stelle e centrodestra.
Detto ciò, il Presidente della Repubblica Mattarella presenterà le proprie valutazioni già nella giornata di venerdì. Una cosa è certa: dal Colle si continua a escludere la possibilità di elezioni anticipate. Non sarebbe soltanto una valutazione politica a impedire la riapertura delle urne in tempi brevi; a sbarrare la strada anche delle motivazioni di carattere tecnico.
Consultazioni Governo 2018: voto a giugno impossibile, le opzioni
Quasi scaduto il termine per aprire le urne a giugno; la legge sul voto estero impone di avviare le procedure elettorali con un congruo anticipo (45-70 giorni; in media ne servono 60) rispetto alla data delle elezioni. Dunque, il Capo dello Stato, magari dopo un altro giro di consultazioni volto a certificare l’impossibilità di formare una maggioranza, dovrebbe sciogliere le Camere al massimo giorno 9 maggio (si potrebbe votare il 24 giugno).
D’altra parte, è improbabile che si vada a votare a settembre così come a ottobre. Il Quirinale teme che il risultato non si discosterebbe poi tanto da quello fuoriuscito dalle urne il 4 marzo. Inoltre, a conti fatti non ci sarebbe abbastanza tempo per approvare la Legge di Stabilità; quindi, il paese sarebbe costretto all’esercizio provvisorio di bilancio. Tuttavia, alla fine, tale ipotesi potrebbe rivelarsi “l’ultima spiaggia”.
Infatti, a meno che non arrivino in extremis dei segnali chiari dalle forze politiche Mattarella sarà obbligato a scegliere tra due opzioni: un governo che duri fino alla fine dell’anno, in pratica, fino all’approvazione della Finanziaria, oppure, un governo che guidi il paese fino alle prime elezioni autunnali della sua storia.