Zoia Veronesi, storica collaboratrice di Pierluigi Bersani, è stata assolta in primo grado dalla Procura di Bologna. La segretaria dell’ex candidato premier, accusata di truffa aggravata ai danni della Regione Emilia-Romagna – vecchio datore di lavoro dell’imputata – aveva chiesto di essere giudicata con il rito abbreviato. Il gup Letizio Magliaro ha, quindi, deciso per l’assoluzione, perché il fatto non sussiste. Anche Bruno Solaroli, capo di gabinetto della giunta di Vasco Errani – condannato in primo grado in un altro processo –, ha avuto la stessa sorte giudiziaria di Veronesi.
L’ex leader del Pd si è detto “soddisfatto e certo” della decisione del giudice felsineo, mentre la diretta interessata ha lamentato l’invadenza della magistratura e della stampa: “In questi quattro anni hanno messo ai raggi x la mia vita e quella dei miei parenti – ha ammesso –, al punto che mi sono sentita umiliata e non riesco a essere contenta. Una ferita difficile da rimarginare, non ho mai dubitato che sarebbe finita così”.
LA VICENDA – Il pm Giuseppe Di Giorgio aveva chiesto una pena di 4 mesi e 20 giorni di reclusione e 200 euro di ammenda, in quanto l’imputata avrebbe ricevuto, tra il giugno 2008 e il marzo 2010, 140.000 euro di stipendi dalla Regione per rappresentare l’ente a Roma (i contratti li firmava Solaroli), mentre era a libro paga di Bersani, che, proprio nel 2010, l’ha nominata responsabile della segreteria del Nazareno. La donna-ombra del deputato emiliano ha sempre confermato di essersi dimessa da ogni incarico pubblico il 28 gennaio 2010.