Martedì la Norvegia ha ricordato le 77 vittime della strage del 22 luglio del 2011: prima l’esplosione di un’autobomba nel centro di Oslo, poi la sparatoria sull’isola di Utøya dove si stava svolgendo il campo estivo dei giovani socialdemocratici. Anders Behring Breivik, l’autore della strage, è in carcere. Da lì ha fatto sapere attraverso il suo legale di non sostenere più il ricorso alla violenza e di non incitare più gli altri a commettere azioni violente. Intanto sono passati tre anni e il dolore torna a galla.
L’attuale leader del Partito Socialdemocratico Jonas Gahr Støre si trovava a Utøya il 21 luglio del 2011. Appena ventiquattrore prima della strage: “Il tempo non guarisce tutte le ferite” ha detto martedì scorso, “ci sono ancora molte persone che devono convivere con grossi problemi per ciò che è successo il 22 luglio”.
Il primo ministro Erna Solberg ha ricordato quelle ore sottolineando i meriti del governo allora in carica: “Ricordo bene che l’esecutivo, seppur colpito al cuore, ha continuato a lavorare. Ricordo la leadership di Jens Stoltenberg”, l’ex primo ministro socialdemocratico sconfitto da Solberg alle elezioni dello scorso settembre: “Stoltenberg ha indicato la via in tempi difficili” ha detto Solberg.
“Dobbiamo continuare a lottare per difendere i nostri valori più importanti. Ci batteremo per una società aperta, tollerante, e difenderemo la democrazia norvegese” ha detto la premier durante la cerimonia.
Dall’altra parte, a est, c’è la Finlandia. Nella lista dei nomi in corsa per i posti nelle istituzioni europee compare anche quello di Jyrki Katainen, ex premier finlandese dimessosi lo scorso aprile proprio per inseguire una carica a Bruxelles. Katainen è attualmente commissario agli Affari economici ad-interim (è andato a sostituire Olli Rehn, diventato eurodeputato) ed è probabile che trovi posto nella nuova Commissione. Meno probabile è che vada a sedersi su una poltrona importante come quella del presidente del Consiglio europeo.
Katainen spera di continuare a lavorare nell’abito economico. È conosciuto come un sostenitore delle politiche di austerity, ha ricordato la radiotelevisione di stato finlandese. Non fa mistero di volersi impegnare per portare in Europa politiche fiscali e di bilancio assai disciplinate.
Come la pensa l’ha fatto sapere qualche giorno fa: “Discutere di una maggiore flessibilità nell’interpretazione del Patto di Stabilità è pericoloso, è un dibattito sbagliato, per l’Italia è più importante varare finalmente le riforme”. Secondo Katainen nell’eurozona ci sono troppi paesi vulnerabili che non possono permettersi di stimolare l’economia attraverso un aumento del debito. Non proprio ciò che il sud dell’Europa sperava di sentire da Bruxelles.
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