Crisi Gaza, lontana la tregua
Continua la strage nella Striscia di Gaza. Sono una novantina i palestinesi rimasti uccisi durante la giornata di ieri e la scorsa notte. Il bilancio totale delle vittime, a più di due settimane dall’inizio dei combattimenti, è quindi salito a quota 720 – 690 palestinesi circa, in particolare civili, 34 Israeliani ma anche un contadino thailandese – i feriti invece sono più di 4000. Nella Striscia di Gaza, secondo alcune organizzazioni umanitarie, negli scorsi due giorni in media è stato ucciso un bambino palestinese ogni ora, inoltre è stato registrato un incremento preoccupante dei parti prematuri. 3000 case sono state distrutte dai raid israeliani, 46 scuole e 56 moschee sono state danneggiate. Anche 7 ospedali sono stati colpiti dal fuoco israeliano. Vista tale emergenza Navi Pillay, Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, ha caldeggiato l’approvazione di una risoluzione che prevede un’indagine su presunti “sistematici crimini di guerra” compiuti da Israele nella recente operazione. Pillay non ha mancato però di sottolineare le responsabilità di Hamas per quanto riguarda l’escalation della violenza.
Intanto il Segretario di Stato americano Kerry continua a fare la spola tra Il Cairo e la Striscia. Al Sisi, Presidente egiziano, avrebbe il compito di convincere Hamas ad accettare il negoziato con Tel Aviv. Una possibilità molto remota quella delle trattative, anche perché le autorità palestinesi, Abu Mazen in testa, hanno abbracciato la linea di Hamas che si è detta disponibile a una “tregua umanitaria” ma solo se Israele rimuoverà il “blocco” alla Striscia di Gaza. Kerry quindi paventa un cauto ottimismo e parla di “passi avanti” verso un “cessate il fuoco” ma Nethanyahu, premier israeliano, non sembra dello stesso parere. La risoluzione dell’ONU? Una “parodia” ha detto Nethanyahu. Yakoov Peri, ex responsabile della sicurezza di Israele e ora ministro delle Scienze, sulla stessa linea ha dichiarato “nei prossimi giorni non si prevede né un cessate-il-fuoco né il ritiro delle truppe”. Sempre Peri a poi aggiunto che “le operazioni non termineranno finché non verrà ultimata la distruzione dei tunnel palestinesi”. Dichiarazioni simili a quelle rilasciate dal ministro della Difesa israeliano Moshe Yaalom: “i soldati schierati a Gaza sono pronti a nuove missioni”.