Corea del Nord, ultime notizie: fra un mese l’incontro di Singapore
Trump e Kim Jong Un si incontreranno faccia a faccia il 12 giugno a Singapore. È stato proprio il Presidente americano ad annunciare data e luogo dell’incontro via Twitter. L’annuncio mette fine a settimane di febbrili ipotesi in merito alle possibili alternative. Singapore è, infatti, un alleato Usa; d’altra parte, il fatto che ospiti un’ambasciata nordcoreana la rende – di fatto – una sede “neutrale”. Oltretutto, non è insolita ospitare incontri di simile importanza.
La conferma di Trump segue il rilascio dei tre detenuti statunitensi da parte di Pyongyang dopo più di un anno. I tre sono apparsi in buone condizioni, accompagnati da Mike Pompeo, il nuovo Segretario di Stato sono poi stati accolti proprio dal Presidente nella base Andrews dell’Air Force. Pompeo aveva visitato per la prima volta la Corea del Nord in aprile, nelle vesti di Capo della CIA, per delineare il rimpatrio dei prigionieri.
Nonostante il rilascio faccia da strategico corollario alla fase di distensione, entrambi i leader si sono pronunciati – per il momento – positivamente. Trump spera che l’incontro sia “un’occasione speciale per la Pace Mondiale”; Kim Jong Un si augura il delinearsi “di un futuro luminoso”, riportano alcuni media nodcoreani.
Corea del Nord, ultime notizie: fra un mese l’incontro di Singapore
Intanto il mondo osserva, fiducioso ma non troppo, perché abituato ai repentini cambi di rotta dei due protagonisti. Trump ed il suo staff hanno mosso i primi passi in politica estera proprio misurandosi con la questione coreana. All’epoca apparve chiaro il fatto che la neo insediata amministrazione non si sarebbe accontentata di nient’altro se non di una incondizionata denuclearizzazione. Ancora oggi, il nodo della questione riguarda questo.
Se Trump scendesse a patti con il “pazzo scatenato”, così l’aveva definito in un tweet, la credibilità internazionale statunitense si incrinerebbe. Il timore americano è noto: accettare che uno Stato “canaglia” abbia le armi atomiche significherebbe mollare la presa su altre aspiranti potenze nucleari.
Dopo aver dedicato anni allo sviluppo di missili balistici intercontinentali, non è certo cosa Kim sia disposto o meno a mettere sul tavolo delle trattative. Trump ha lasciato intendere di non avere alcuna intenzione di scendere a patti. È stato proprio il nucleare, però, a dare alla Corea lo status internazionale necessario per far sentire la propria voce di fronte ai “grandi” del mondo. Era successo lo stesso con Pakistan ed Israele. Sarà forse Singapore ad aprire nuove prospettive di dialogo?
Monica Gamba