Illustre Signor ministro,
nelle ultime settimane mi sono spesso ritrovato a criticare le Sue scelte ed il Suo operato, forse, talvolta, utilizzando toni ed espressioni che possono essere risultati inappropriati e di questo, naturalmente, mi rammarico e mi scuso.
Oggi, tuttavia, Le indirizzo questa lettera aperta perché sono convinto che attraverso il dialogo ed ilconfronto tra società civile, stakeholder, addetti ai lavori e Istituzioni, sia possibile dar vita a forme di buon governo della cosa pubblica delle quali il nostro Paese – forse addirittura più di altri – ha un disperato bisogno.
E’ di ieri la notizia che la Apple – uno dei principali produttori degli smartphone e dei tablet oggetto degli aumenti tariffari del c.d. equo compenso per copia privata, disposti con il Suo decreto dello scorso 20 giugno – ha aumentato i prezzi di vendita al dettaglio dei propri dispositivi in maniera direttamente proporzionale agli aumenti tariffari da Lei disposti.
La notizia – per la verità non inaspettata – smentisce in modo quasi plateale le rassicurazioni da Lei date ai consumatori italiani circa il fatto che non sarebbe toccato a loro pagare l’equo compenso da copia privata oggetto dei suoi aumenti tariffari.
Non è, purtroppo, la prima volta che Sue affermazioni in questa vicenda vengono smentite in modo incontestabile da fatti, numeri e cifre.
Anche le Sue dichiarazioni relative al fatto che i suoi aumenti tariffari avrebbero avuto la funzione diequiparare le tariffe in vigore nel nostro Paese a quelle medie vigenti negli altri Paesi europei sono state, egualmente, clamorosamente smentite dai numeri che hanno, al contrario, dimostrato, su base matematica, che nel 2012, l’Italia è stato il secondo Paese in Europa in termini di incasso complessivo di equo compenso da copia privata.
Al solo fine di fugare evitare ogni equivoco o fraintendimento val la pena anche ricordare che lo Studio in questione è stato commissionato dall’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale ed è semplicemente la versione aggiornata – ovvero relativa al 2012 – dello Studio pubblicato sul sito internet del Suo Ministero tra i documenti posti a fondamento dell’istruttoria che l’ha condotta a disporre gli aumenti tariffari dei quali si discute.
Sempre per evitare inutili equivoci, lo Studio in questione è stato pubblicato in epoca assai anteriore a quella di adozione del Suo Decreto.
L’equo compenso per copia privata, dunque, lo pagheranno i consumatori e, in Italia, pagheranno più che in ogni altro Paese europeo con la sola eccezione – forse – della Francia.
Senza alcuno spirito polemico si tratta esattamente dell’opposto di quanto Lei ha, sin qui sostenuto.
Ma non basta.
Mi permetta, infatti, di ricordarLe che anche la tesi centrale posta a fondamento del Suo Decreto ovvero quella secondo la quale i consumatori italiani sarebbero soliti fare un numero di copie private maggiore che in passato e tale da giustificare il raddoppio delle tariffe da Lei disposto è stata sconfessata – in modo inoppugnabile – attraverso la ricerca di mercato commissionata dal Suo stesso Ministero quando sulla Sua attuale poltrona, sedeva Massimo Bray.
Lei, dunque, sta chiedendo ai consumatori italiani di pagare decine di milioni di euro – oltre 150 milioni secondo le stime di Confindustria digitale – nella assoluta consapevolezza che si tratti di una sostanziale ingiustizia e che il compenso che, per ironia della sorte, la legge definisce “equo” è, in realtà, assolutamente iniquo.
Credo – almeno in questa occasione, ma mi auguro anche in passato – di essermi, davvero, limitato a mettere in fila i fatti e, mi sembra, che si tratti di fatti che raccontano di un ministro della Repubblica che non solo vara un provvedimento ingiusto in danno dei cittadini ma prova, anche, a prenderli in giro, salvo poi ritrovarsi smentito in modo plateale ed inoppugnabile.
E’, naturalmente, una situazione democraticamente insostenibile e, di questo, Lei – politico navigato e di lungo corso – si rende certamente conto, così come, probabilmente si rende anche conto che, oggi, a differenza di ieri, Internet garantisce che certa “gesta” sopravvivano al tempo ed accompagnino i loro protagonisti negli anni a venire.
L’estate – come spesso accade nei piccoli e grandi scandali italiani – questa volta non basterà a sopire critiche, dissensi e polemiche.
Senza contare che, certamente, non le sfuggirà cosa accadrebbe se – come credo sia probabile – igiudici amministrativi, nei prossimi mesi, sconfesseranno, a loro volta, le Sue decisioni, dichiarandole semplicemente illegittime.
Sono, tuttavia, convinto che sarebbe ingiusto imputare ed addebitare a Lei integralmente quanto accaduto.
Lei ha la sola colpa – anche se non posso, per onestà intellettuale, scrivere di ritenerla di poco conto – di essersi fidato di taluni consiliori che, a loro volta, so sono lasciati – poco conta per quale ragione e se in buona fede o meno – tirare per la giacchetta dalla Siae, un soggetto che in questa vicenda avrebbe dovuto essere relegato al ruolo di semplice spettatore, in quanto portatore di un proprio egoistico interesse mentre è, addirittura, riuscita a garantirsi il ruolo di protagonista nella qualità dighost writers del Suo Decreto.
E’ proprio perché sono convinto di tutto ciò, Illustre Signor ministro, che Le chiedo – credo a nome di tanti o, almeno, interpretando la volontà di molti – di annullare, immediatamente, il Decreto in autotutela, alla luce di quanto emerso a valle del Suo varo [ndr sebbene, forse, potesse già essere rilevato prima].
Sarà facile – fatta piazza pulita dei tanti piccoli e grandi imbrogli e tranelli che Le sono stati posti davanti – pervenire, su base scientifica, alla determinazione di un compenso davvero equo che, sin qui, mai, industria e consumatori hanno detto di non voler pagare.
Sarebbe un bel gesto di buon governo e sarebbe soprattutto la cosa giusta.
Internet, credo di poterglielo garantire, non consentirebbe a nessuno di dimenticare il coraggio di ministro della Repubblica che ammette un errore e lo corregge nell’interesse dei Suoi cittadini.
In attesa di leggerLa, Le porgo i miei più cordiali saluti
NOTA DI TRASPARENZA: assisterò Altroconsumo nel giudizio di impugnazione del Decreto Franceschini dinanzi ai Giudici amministrativi. Credo che numeri, cifre e fonti citati rendano il post obiettivo ma invito i lettori a tener conto di tale mio dichiarato potenziale conflitto d’interessi.