Aumento Iva 2019: percentuale e costo, chi pagherebbe di più
Il nuovo governo giallo-verde che sta vedendo la luce troverà ad aspettarlo una sorta di bomba ad orologeria.
Si tratta dell’aumento IVA automatico, che porterebbe l’imposta sul valore aggiunto dal 22% al 24% nel 2019.
E’ una clausola immessa regolarmente nei DEF per garantire il raggiungimento anche per gli anni successivi degli obiettivi di bilancio concordati in caso di mancate manovre.
E una manovra oggi è appunto necessaria per poter evitare questa crescita dell’IVA, che colpirebbe la popolazione in modo sproporzionato.
Danneggiando di più i poveri. Secondo una ricerca della CNA per le famiglie con 20 mila euro disponibili i 364 euro annui in più pagati di IVA rappresenterebbero l’1,82% del reddito.
Per i nuclei con 60 mila euro l’IVA in più significherebbe 1075€ aggiuntivi, che però sarebbero l’1,79% del reddito totale. Si parla invece del 1,76% per le famiglie che hanno 100 mila euro.
Una tassazione quindi di fatto regressiva, che sfavorisce i redditi inferiori.
Aumento IVA, con il 24% sarebbe la più alta della UE
Con un’IVA al 24% avremmo l’imposta sul valore aggiunto più alta della UE. Senza contare che crescerebbe al 11,5%, dal 10% anche l’aliquota intermedia, cosa di cui si parla poco sui media.
Sarebbe un aumento epocale dal punto di vista storico visto che dal 1973 l’IVA è già cresciuta di 10 punti. Dal 12% si è saliti all’attuale 22%.
Nello stesso periodo in Germania si è passati dal 11% al 19%. Nei Paesi Bassi dal 16% al 21%. In Francia non è cresciuta.
Secondo la CGIA, Associazione Artigiani e Piccole Imprese si tratterà di un esborso aggiuntivo di 242 euro per famiglia. Nello specifico di 284 euro al Nord, di 234 al Centro, di 199 al Sud. Ovviamente in modo diversificato in base al reddito medio e alle abitudini di consumo. Il cibo sarà colpito dalla crescita dell’aliquota del 10%. Gli altri prodotti come l’abbigliamento da quello dell’aliquota ufficiale.
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