Siamo ormai a poche ore dallo “spareggio” in programma all’Olimpico fra Lazio e Inter: questa, infatti, l’incredibile trama del romanzo di questo campionato per quanto riguarda il capitolo qualificazione alla prossima Champions League, che ha riservato proprio alla 38a giornata del calendario lo scontro diretto fra le due squadre rimaste in corsa per l’ultimo posto utile.
Mentre i biancocelesti avranno a disposizione due risultati, la squadra milanese ha l’obbligo di vincere per agguantare il quarto posto e ritornare nell’Europa che conta dopo 6 lunghi anni di assenza. 90 minuti per raggiungere quello che era fin dai nastri di partenza l’obiettivo stagionale dell’Inter affidata alle cure di Luciano Spalletti, con una rosa non sufficientemente attrezzata per lottare fino in fondo per lo Scudetto, nonostante l’illusione iniziale. Già, perché ancora alla 16a giornata, dopo lo 0-0 in casa della Juventus, la classifica vedeva in testa, con un punto di vantaggio sul Napoli, i nerazzurri plasmati dal tecnico toscano in un collettivo capace di dimostrare solidità partita dopo partita, pur senza eccellere nel gioco, per quanto l’autunno avanzato avesse regalato anche le prime prestazioni pienamente convincenti sotto questo aspetto. A quel punto, però, Icardi e compagni avevano improvvisamente svestito i panni di Super Inter, capace di una media punti superiore anche a quella dell’Inter di Mourinho, e indossato quelli di un Clark Kent qualsiasi, collezionando due sconfitte consecutive con Udinese e Sassuolo in campionato e la terza nel derby milanese di Coppa Italia, proseguendo poi l’astinenza da vittoria per circa due mesi.
Un black-out di risultati che ha ricordato in modo particolare quanto era accaduto due anni prima, con l’lnter guidata da Roberto Mancini che era arrivata in testa alla classifica alla penultima giornata del girone d’andata per poi crollare nel corso del girone di ritorno, riuscendo a qualificarsi soltanto per l’Europa League. Ma non solo: nella storia di questi anni senza Champions rovesci di fortuna sono arrivati puntuali dopo serie importanti di successi che avevano lanciato ad un certo punto della stagione i nerazzurri nelle parti alte della classifica, come le 7 vittorie consecutive ottenute sia da Ranieri nel 2011-12, sia da Stramaccioni nel 2012-13, sia da Pioli lo scorso anno.
Denominatore comune di queste squadre post Triplete, gradualmente depauperate di leadership nello spogliatoio e di tasso tecnico, è stata probabilmente la fragilità mentale messa in luce di fronte alle prime difficoltà, accanto a una qualità della rosa non in grado di portare a casa i tre punti anche quando la condizione non è brillante. È quello che si è visto anche quest’anno, durante il quale alla solidità difensiva dimostrata con continuità (grazie al lavoro di Spalletti ma anche all’acquisto di Skriniar), ha fatto da contraltare la dipendenza dalle reti di Icardi e dallo stato di forma di Perisic, cui si è aggiunta l’astinenza dal gol (durata per tutta la stagione) di Candreva: non a caso il ritorno alla vittoria di febbraio con il 2-1 nella sfida interna con il Bologna è arrivato grazie alla prima marcatura italiana del giovane francese Karamoh, cioè per merito di un’alternativa (poco utilizzata) al tridente “titolarissimo”. E la giusta carica agonistica e mentalità (oltre alla tecnica), necessarie come il pane a quest’Inter, è stata portata nella seconda parte di stagione soprattutto da Rafinha, in prestito dal Barcellona e abituato a essere un vincente fin dalla culla (calcistica): quale che sia l’esito della corsa Champions, i nerazzurri faranno bene se vorranno ripartire da lui riscattandolo dai blaugrana, una volta accertato anche il recupero fisico dopo il grave infortunio subìto lo scorso anno.
Perché sul prato dell’Olimpico, luogo “temuto” che contro la Lazio è stato sempre all’ultima giornata teatro della delusione interista probabimente più cocente degli ultimi decenni, saranno in palio ovviamente anche le prospettive del prossimo mercato, prima fra tutti la capacità di trattenere il capitano-bomber Icardi in nerazzurro. Si giocherà per non interrompere il progetto della proprietà cinese di far tornare i nerazzurri nell’elite del calcio europeo, da cui sono usciti rovinamente appena un paio d’anni dopo il ritorno al vertice a distanza di quasi mezzo secolo e la cui assenza sta diventando ormai un macigno. Un carico di attese concentrato ormai in 90 minuti.