Governo, Di Maio vuole P. Chigi. La strategia M5S tra poco al Colle | Ultime notizie
L’ipotesi diventa sempre più concreta, quando ormai manca pochissimo all’incontro decisivo in chiave maggioranza tra Mattarella, Di Maio e Salvini: per Palazzo Chigi, l’asse giallo-verde proporrà al Capo dello Stato il nome di Giuseppe Conte. Tuttavia, più cronache riferiscono come il capo dei 5 stelle non abbia mai del tutto perso le speranze di essere nominato lui stesso Presidente del Consiglio.
Insomma, la strategia di Di Maio consisterebbe nel fare il nome dell’illustre giurista sperando nell’opposizione di Mattarella che, è noto, vorrebbe un “politico” alla guida del prossimo esecutivo (visto che di un esecutivo “politico” si tratterà). In pratica, un nome buono solo per non bruciare quello del capo 5 stelle quello di Conte; una variazione sul tema: “in conclave, chi entra Papa esce Cardinale”.
Governo, Di Maio vuole P. Chigi. La strategia M5S tra poco al Colle | Ultime notizie
Bisogna precisare, però, che il Presidente della Repubblica è ben conscio di quanto sia stato difficile arrivare a questo punto; cioè, di quanto sia stato difficile raggiungere l’intesa tra Movimento 5 Stelle e Lega. Dunque, Mattarella sa bene che proporre la nomina di Di Maio potrebbe far saltare il banco. L’unico ostacolo su questo versante, d’altronde, è Salvini. Detto ciò, è l’articolo 95 della Costituzione – di cui il Colle è garante – a dare grandi responsabilità al Presidente del Consiglio; responsabilità che fino a un certo punto si può essere d’accordo nell’affidare al Professor Conte.
Non è tanto in dubbio la sua preparazione ma dal Quirinale non si può accettare che a capo del governo ci sia una “testa di legno”, ossia una figura “etero-diretta”. Infatti, per l’articolo suddetto: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile”; Conte non ha neanche partecipato alla stesura del “contratto di governo”, ne sarebbe solo l’«attuatore», l’espressione è di Di Maio, sotto lo stretto controllo dei due “veri” contraenti.
È quasi un problema di livello “costituzionale” se si considera che la nomina del Presidente del Consiglio è prerogativa del Presidente della Repubblica; quest’ultimo non è un “suggeritore”, la scelta spetta a lui, anche se è tenuto a rispettare gli equilibri politici imposti dalle preferenze degli elettori, con tutto il carico di doveri che essa comporta.