Chris Froome vince il Giro d’Italia 2018, l’impresa sul Colle delle Finestre
Ieri, 25 maggio 2018, ha vinto il ciclismo. In quale altro sport si può trovare una lotta tutti contro tutti per 2 ore e mezza lungo strade sterrate che hanno visto in altri tempi battaglie per la nazione. Ieri Chris Froome ha dimostrato di essere un atleta leggendario; infatti, ha una dote che pochissimi sportivi hanno: saper emozionare la gente con un coraggio molto vicino all’incoscienza.
Chris Froome: lo svolgimento della tappa
In molti ieri hanno provato la fuga, anche due compagni del kenyano bianco; gli uomini della maglia rosa Simon Yates hanno però rintuzzato l’attacco, capendo che si sarebbe potuta creare una situazione difficile da gestire. Una volta terminata quest’azione, altri provano ad attaccare, ma il vantaggio sul gruppo non supera il minuto.
Il Colle delle Finestre
Arriviamo al Colle delle Finestre, Cima Coppi di quest’anno. In testa al gruppo maglia rosa prende l’iniziativa il Team Sky, la squadra di Chris Froome; il ritmo è sostenuto, tutti i fuggitivi vengono ripresi, tranne Luis Leon Sanchez, compagno di Miguel Angel Lopez, che prova a resistere. Ma ecco il primo colpo di scena; Simon Yates, la maglia rosa, il dominatore di questo Giro d’Italia, colui che ha vinto tre tappe in questa edizione della corsa crolla all’improvviso. Certo già ieri aveva perso 28” da Froome, Dumoulin e Pozzovivo, ma una crisi di questo genere non se l’aspettava nessuno. A fine tappa pagherà un ritardo dal vincitore di 38’51”, uscendo di classifica.
L’attacco di Froome
Il gruppo dei migliori continua a ridursi, sembra in difficoltà anche il miglior giovane del Giro, Miguel Angel Lopez, tanto che il suo compagno di squadra Luis Leon Sanchez, che è in testa alla corsa, viene fermato dall’ammiraglia per dargli una mano.
Arriva il punto più duro del Colle delle Finestre, i 7,8 km conclusivi in sterrato; lì l’ultimo uomo rimasto a Froome, il francese Kenny Elissonde, incrementa ulteriormente l’andatura, tanto che il terzo della generale, Domenico Pozzovivo, va in difficoltà e perde le ruote dei migliori. Il lucano arriverà al traguardo con 8’29” da Froome, dicendo addio alle speranze di podio. Ma è qui che si scrive la storia: quando mancano 80 km al traguardo, Froome decide che è giunto il momento di devastare il Giro d’Italia ed esegue una delle sue ormai proverbiali frullate. Un’azione già decisa a tavolino dalla squadra il giorno prima; si capisce dal numero di rifornimenti posti lungo la Cima Coppi.
Al britannico rispondono solo Dumoulin, che si fa carico quasi esclusivamente dell’inseguimento, Thibaut Pinot, Richard Carapaz e Miguel Angel Lopez, con questi ultimi che rimarranno passivi per tutta la tappa. Nella discesa rientrerà anche il compagno di squadra di Pinot Reichenbach, che darà una mano per distanziare Pozzovivo, rivale del francese per il podio.
Il trionfo di Froome
Il vantaggio del capitano del Team Sky cresce progressivamente. 41” allo scollinamento del Colle delle Finestre; poi il britannico guadagnerà un minuto in discesa, un altro ancora sul Sestriere, fino ad arrivare a un vantaggio di 3’20” ai piedi dello Jafferau. Lì il corridore nato a Nairobi amministra, dietro Carapaz; Pinot e Miguel Angel Lopez provano vari scatti, mentre Dumoulin sale del suo ritmo.
L’arrivo per Froome è un’apoteosi. A fine tappa guadagna, esclusi gli abbuoni, 3′ su Carapaz, 3’07” su Pinot, 3’12” su Lopez, e soprattutto 3’23” su Tom Dumoulin, che ora insegue nella generale a 40”, e veste la maglia rosa. Dietro, nell’ordine, Pinot, Lopez e Carapaz, tutti e tre vicini e con possibilità di salire sul podio domani.
La vittoria del ciclismo
Anche i tifosi che accalcavano le strade si sono resi conto che stavano assistendo a una pagina epica di storia del ciclismo, ma più in generale dello sport. Hanno sostenuto dal primo momento all’ultimo tutti i corridori e in particolare Chris Froome, che così fa pace col mondo del ciclismo dopo la faccenda salbutemolo e dopo che spesso in passato è stato criticato per aver corso senza emozionare la gente, usando la forza della sua squadra.
Questo è il bello del ciclismo, che non si trova negli altri sport: in queste giornate c’è spazio solo per l’amore verso i corridori, al di là del tifo e della provenienza geografica.