Philip Roth è morto dopo una breve malattia. La causa della morte.
Il grande scrittore americano Philip Roth è morto all’età di 85 anni. A darne notizia è stato il suo biografo, Blake Bailey, con un tweet diffuso verso le 5 ora italiana. “Stanotte è morto Philip Roth”, ha scritto Bailey. “Circondato dai suoi amici di una vita che gli hanno voluto molto bene. Un uomo amato e il nostro più grande scrittore vivente”. Il suo agente letterario, Andrew Wylie, ha invece spiegato la causa della morte di Roth. Una malattia chiamata insufficienza cardiaca congestizia, colpevole di indebolire il cuore e limitare l’afflusso di sangue nel corpo. Con Philip Roth ci lascia uno dei più grandi baluardi della letteratura americana (e non solo) del secondo Novecento.
Philip Roth morto a 85 anni: il pensiero e le opere
Philip Roth nacque il 19 marzo 1933 a Newark, nel New Jersey. Una città a cui era molto legata e che fu protagonista ambientale della sua trilogia comprendente Pastorale Americana, Ho sposato un comunista e La macchia umana. Quasi un emblema della cittadina americana, tra la ricerca del Sogno americano e le sue innumerevoli contraddizioni.
Discendente da una famiglia di ebrei emigrata negli USA nell’Ottocento, Philip Roth si laureò alla Bucknell University, per poi conseguire un master in letteratura inglese a Chicago. Dopo aver pubblicato dei racconti durante gli inizi della sua carriera universitaria in riviste e giornali prestigiosi, nel 1959 dà vita al suo primo romanzo. Addio Columbus, una raccolta di racconti in cui già si intravedono i primi elementi della poetica di Roth. La raccolta fu premiata dal National Book Award e dal Daroff Award of the Jewish Book Council of America.
Roth dovette aspettare altri 10 anni prima della consacrazione con lo “scandaloso” Lamento di Portnoy. In questo romanzo, lo scrittore americano tratta temi come le origini ebraiche e il sesso visto dalla componente maschile. Lo “scandalo” venne generato da digressioni sulla masturbazione, che all’epoca fecero molto scalpore. Lo stile ironico di Roth e la profondità dei temi trattati utilizzando un linguaggio innovativo e originale lo portò direttamente nell’Olimpo dell’alta letteratura.
Philip Roth: icona letteraria, ma senza Nobel
A lui si devono numerose figure iconiche entrate nella cultura letteraria. Da Alexander Portnoy al suo alter ego per eccellenza, Nathan Zuckerman, che compare in ben nove romanzi. I suoi libri sono ricchi di elementi autobiografici e di rimandi all’ambiente vissuto, con riflessioni sulla società americana. Gli fu assegnato il premio Pulitzer alla Narrativa per Pastorale americana, storia di un uomo che insegue e realizza il Sogno americano; ma la cui tranquillità viene “tradita” dalla figlia terrorista. Purtroppo non gli fu mai assegnato il Premio Nobel alla Letteratura.
Il suo ultimo romanzo, Nemesi, fu pubblicato nel 2010, mentre 1 anno più tardi uscì un saggio che includeva una serie di interventi e interviste a Roth sulla scrittura. Sempre nel 2010 ponderò di abbandonare la scrittura, decisione che ufficializzò nel 2012. Il motivo? Non riusciva più a sostenere lo sforzo fisico e mentale di assecondare l’aspetto creativo. Dedicò gli ultimi anni della sua vita alla semplice quotidianità. E oggi lascia un vuoto che sarà impossibile da colmare.