Alitalia, continua la trattativa tra sindacati, governo e società sul numero del personale in esubero e la joint venture tra la compagnia di bandiera e gli arabi di Etihad. Il premier avverte: “Tutti si devono rendere conto che l’alternativa è tra 1.000 o 15.000 esuberi. Ma resto ottimista”. “O c’è l’accordo o dobbiamo dire addio a 15.000 posti”, ricorda Renzi.
Dello stesso avviso il ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Maurizio Lupi: “Se salta questa possibilità di accordo l’azienda rischia di non esserci più”, ribadisce Lupi in un’intervista a Repubblica. È “incomprensibile il dibattito sindacale in corso” fra i sindacati. “Fino ad un paio di settimane fa il comportamento delle sigle è stato assolutamente responsabile. Tutte convinte, appunto, che l’alleanza internazionale rappresenti la via d’uscita. Ora invece tutto ruota attorno alla questione della rappresentanza. Tema importante, non c’è dubbio, che merita tutto il rispetto possibile. Ma di rappresentanza si parla, in genere, ai tavoli fissati con l’azienda: qui se salta questa possibilità di accordo l’azienda rischia di non esserci più”, precisa Lupi. “Il prossimo referendum – aggiunge il ministro a Repubblica – potrebbe essere non più sulla rappresentanza, ma sulla messa in liquidazione della compagnia. Mi domando se le sigle sindacali che contestano il risultato del voto hanno capito bene qual è la posta in gioco”. Lupi avverte che non c’è “un piano B, qui c’è questo piano A, un piano di salvezza e sviluppo al di fuori del quale c’è solo il baratro”. Sul tavolo “c’è un aumento da 85 a 115 voli intercontinentali da Fiumicino e da 11 a 25 da Malpensa – spiega il responsabile delle Infrastrutture – In cambio si chiede pace sociale, assenza di contenzioso e collaborazione per riportare in pareggio i bilanci dell’azienda. Ai lavoratori vengono chiesti sacrifici è vero, ma ora il loro principale interesse è che Alitalia torni ad essere tra le prime compagnie al mondo, creando così occupazione, e non discutere di rappresentanza”, chiarisce il ministro. “L’accordo fra Alitalia ed Etihad va fatto entro la fine della prossima settimana – spiega Lupi nell’intervista a Repubblica – Visti i 569 milioni di perdite del bilancio 2013 non c’è un minuto in più da perdere”, avverte il ministro.
“Temo che qualcuno si sia risvegliato negli Anni Settanta, quando c’era lo Stato che metteva a posto tutto. I colleghi di Cgil e Uil non hanno capito che questa è davvero l’ultima chiamata“, avverte Raffaele Bonanni segretario della Cisl. In un’intervista a La Stampa, commentando la decisione della Uil di diffidare l’azienda dal ridurre gli stipendi dopo l’esito del referendum, Bonanni precisa: “l’hanno chiesto loro per primi, ed era abrogativo. Il quorum non è stato raggiunto, ergo si applica l’accordo. Punto”. In Italia “non si parla altro che di lavoro che manca. Qui ciascuno si deve assumere le sue responsabilità. Si tratta di un contributo ragionevole a fronte di una azienda che è per la seconda in pochi anni al collasso finanziario. Come dimostra l’esito del referendum, i lavoratori hanno capito benissimo qual è l’alternativa in gioco”, prosegue il leader della Cisl. “La situazione – rileva Bonanni – è insostenibile”. “Io non rompo con nessuno, prendo solo atto che la situazione è insostenibile. Non penso solo al caso Alitalia, ma anche alla vicenda dello sciopero a Caracalla e all’atteggiamento della Cgil. Nell’uno e nell’altro caso non si tratta di comportamenti responsabili degni di un sindacato. Si chiama corporativismo“, ha denunciato il segretario della Cisl.
Contrari alla chiusura dell’accordo e più inclini alla continuazione del tavolo, invece, i senatori di “Italia Lavori in Corso”, Luis Alberto Orellana e Lorenzo Battista. “Se passa la linea di Caio, ad di Poste Italiane, nell’alleanza Alitalia-Etihad, migliaia di agenzie di viaggio prenderanno una mazzata di non poco conto” affermano i senatori. “Il piano prevede che gli uffici postali saranno anche autorizzati a emettere i biglietti aerei della futura compagnia ma nulla osta che una volta a regime possano anche emettere i ticket di viaggio di tutte le compagnie aeree. Questo è quanto chiede Poste Italiane che con i suoi 13 mila uffici formerà un monopolio che cancellerà tante piccole e medie imprese”, avvertono i due senatori ex cinquestelle. Per Orellana e Battista “è urgente, in caso di accordo con questa clausola, l’intervento del Garante della Concorrenza e del Mercato. Dopo 6 anni terribili, in cui il turismo ha avuto un tracollo vertiginoso e tante imprese hanno già chiuso, ci chiediamo se sia il caso di dare avvio, all’interno dell’accordo tra la compagnia italiana e quella degli Emirati, a questa operazione”, concludono i senatori.
Carmela Adinolfi