Lavoro e occupazione: boom per colf ed estetisti, crisi per i ragionieri. Cambia la geografia del lavoro in Italia: questa la fotografia scattata dal centro studi della Cgia di Mestre. “Gli acconciatori e le estetiste – spiega Giuseppe Bortolussi segretario Cgia – stanno conoscendo una profonda evoluzione professionale, dovuta, in particolare, alla scoperta di nuovi ambiti lavorativi racchiusi tra i campi dell’estetica e dell’immagine e quelli della salute“. “Negli ultimi tempi – osserva – si è fatto strada un nuovo concetto del benessere, inteso come cura dello stato psico-fisico della persona. Grazie a ciò si è avuta una forte espansione del settore con delle ricadute occupazionali, soprattutto tra i giovani, del tutto inaspettate”. In sostanza le nuove opportunità di lavoro, spiega la Cgia, sono dovute all’adozione di nuovi stili di vita e alle diverse prerogative della popolazione italiana. “Per i lavori domestici, invece, è importante sottolineare come in questi ultimi anni di crisi le italiane siano ritornate a fare le colf e le badanti – precisa Bortolussi – Nonostante il peso della componente straniera sfiori ancora l’80% del totale degli occupati in questo settore – prosegue -, tra il 2012 e il 2013 la presenza delle italiane è aumentata di quasi il 5%, mentre gli stranieri sono diminuiti dell’8%”. Un settore, quello dei lavori domestici e dell’assistenza domiciliare agli anziani, che non conosce crisi, data anche la composizione della popolazione, costituita prevalentemente da anziani.
Nella lista dei “lavori scaccia-crisi” figurano anche cuochi, baristi e ristoratori, con quasi 123.500 nuovi occupati (+14%) e le attività legate alla guardia e ai vigilanti non armati. Nonostante l’aumento in valore assoluto di questo settore sia stato abbastanza contenuto (quasi 76000 unità), l’incremento percentuale è stato esponenziale: +182,4 %. Cattive notizie, invece, per ragionieri, amministratori e impiegati nel campo dell’edilizia: la platea degli occupati in questi settori è diminuita di quasi 215 mila unità (-38,4%). La crisi dell’edilizia ha “gettato sulla strada” figure come muratori, carpentieri e ponteggiatori. Ad essere senza lavoro sono oltre 177 mila (-24,7%). Male anche artigiani e operai specializzati del legno, del tessile e dell’abbigliamento: la flessione è stata di oltre 109 mila unità (-23,9%). Infine, a seguito dei tagli nel pubblico impiego, le categorie come gli insegnanti delle scuole secondarie e post-secondarie, le forze di polizia di stato, i vigili urbani e i vigili del fuoco hanno subito una contrazione preoccupante: i primi sono diminuiti di quasi 101 mila unità (-19,5%), i secondi di oltre 97 mila (-23,9%).
Giuseppe Spadaro