Caro Matteo, vai avanti su questa strada!
Nonostante le vicende personali di Corradino Mineo, Augusto Minzolini e Mario Mauro siano difficilmente paragonabili tra loro, esse si intrecciano appieno in questo incidentato percorso delle riforme istituzionali in Senato. La politica italiana negli ultimi anni è cambiata moltissima, e anche i più giovani in queste ore stanno assistendo a scenari e scenette del tutto impensabili fino a qualche anno fa. Assistere però ad una conferenza stampa di Mineo e Minzolini con i Pentastellati (Giarrusso su tutti) che fanno da claque è qualcosa di veramente extrapolitico. Ma che al tempo stesso può indurci ad un’amara riflessione.
Prendiamo la vicenda Mineo: la sua posizione è oggettivamente indifendibile. Candidato capolista (nel listino, quindi senza il vaglio delle primarie per i Parlamentari Dem) in una regione dove la coalizione Italia Bene Comune è addirittura arrivata terza (nonostante Bersani si vantasse della straordinaria affermazione di Crocetta alle regionali 2012 nel bel mezzo delle primarie contro Renzi) appartiene all’ampia categoria di parlamentari democratici inserita in lista non in quanto parente di qualcuno, ma in quanto “giornalista d’area”. Rimosso dalla commissione affari istituzionali del Senato ha accusato Renzi di essere “un autistico” riservando strali anche nei confronti di Maria Elena Boschi.
L’approccio che ha spinto Renzi ha silurare Mineo dalla prima commissione del Senato è opinabile, ma per adesso non sembra aver prodotto grandissimi risultati: oltre 7800 emendamenti (alcuni divertentissimi tra l’altro) che hanno costretto Palazzo Madama sia a contingentare i tempi sia a procedere a tappe forzate. Alla luce di questa situazione si è aperto uno spiraglio tra Pd e Sel sul fronte delle riforme. Aspetto molto importante considerando che proprio la formazione vendoliana è l’autrice della maggioranza assoluta degli emendamenti ostruzionistici.
Il governatore pugliese avrebbe infatti chiesto a Renzi un dialogo sulla legge elettorale tra le due formazioni (in special modo per quanto concerne le soglie di sbarramento per le liste e per accedere alla vittoria al primo turno) in cambio di un atteggiamento più morbido da parte della parte sinistra di Palazzo Madama.
Vendola chiede uno scambio, riforme per legge elettorale (quest’ultimo, a onore del vero, aspetto chiaramente definito nel Patto del Nazareno…), e non si è trovato la porta sbattuta in faccia. Segno che da parte di Renzi e del Pd c’è la volontà di un dialogo e di una mediazione a scapito del muro contro muro sulla riforma del Senato, del Cnel e del Titolo V.
Se secondo alcuni esponenti politici ed autorevoli osservatori l’approccio del governo Renzi sul fronte delle riforme denota una “certa allergia alla trattativa politica pura”, caro Matteo, vai avanti su questa strada! E’ ora di smentire questi profeti di sventura.