Chi è Guido Tabellini, nuovo ministro dell’Economia. Biografia e curriculum
Chi è Guido Tabellini, nuovo ministro dell’Economia. Biografia e curriculum.
Prima dell’annuncio ufficiale, l’indiscrezione che con il passare dei minuti diventa sempre più realtà. Guido Tabellini sarà il nome del ministro dell’Economia del governo Cottarelli. Repubblica lo dà praticamente per certo, Il Sole 24 Ore afferma che la riserva sulla guida del MEF è ormai sciolta. Ma chi è Guido Tabellini? Andiamo a conoscerlo più da vicino.
Chi è Guido Tabellini, nuovo ministro dell’Economia
Guido Tabellini nasce a Torino il 26 gennaio del 1956. Nel 1980 si laurea in Economia all’Università di Torino, mentre 4 anni più tardi consegue un dottorato alla UCLA (University of California, Los Angeles). Resta per qualche anno negli USA dove lavora alla Stanford University come Assistant e Associate Professor. All’inizio degli anni Novanta torna nel Belpaese, dove inizia la sua carriera di professore ordinario all’Università di Cagliari e Brescia, insegnando Economia Politica. Nel 1994 passa all’Università Bocconi, per la quale diventa rettore dal 2008 al 2012, dopo un’esperienza dirigenziale all’istituto di ricerca IGIER.
Fa parte del Consiglio di Amministrazione della CIR, oltre che della Fondazione Eni Enrico Mattei e di Fiat Industrial. Nel 2013 il suo nome figura tra i 35 “saggi” con il compito di scrive il ddl sulle riforme costituzionali.
Chi è Guido Tabellini: le idee sull’economia e la politica
Guido Tabellini andrà quindi a occupare la poltrona su cui si sarebbe dovuto accomodare Paolo Savona nel governo Salvini-Di Maio. Un altro monito del Quirinale al contratto di governo M5S-Lega? E al “populismo” che avanza imperante nelle ultime ore, ringalluzzito da provocazioni senza controllo e titoli dei media. L’altra notizia importante è che l’Economia non sarà assegnata a Cottarelli ad interim. Un’ipotesi di questo genere era trapelata nelle ultime ore, ma l’indiscrezione su Tabellini sta prendendo sempre più quota e a breve potrebbe essere ufficializzata definitivamente.
In una nota di precisazione inviata al Fatto Quotidiano dopo un’intervista nel 2014, Tabellini espose la sua ricetta per uscire dalla crisi economica. “Per uscire dalla crisi occorre che l’Italia recuperi competitività e punti sulla crescita delle esportazioni”. Gli ingredienti principali? La svalutazione fiscale, con una riduzione del cuneo gravante sulle imprese finanziata da tagli di spesa e accorpamenti delle aliquote Iva più basse; nonché con detrazioni Irpef sui redditi più bassi. Quindi parlava di maggiore flessibilità in uscita per i soli neo assunti. Infine, dare un maggiore peso alla contrattazione aziendale “per avvicinare il salario alle condizioni della produttività e stimolarne la crescita”. Con queste misure, secondo Tabellini, si potrebbe far scendere il costo del lavoro per unità di prodotto e recuperare così competitività. I salari potrebbero scendere? “Non è detto, anzi, potrebbero crescere più rapidamente in seguito”. A stabilirlo sarà comunque “la contrattazione tra impresa e lavoratori”.
Chi è Guido Tabellini: “Nessuna alternativa alle riforme impopolari”
Ma Guido Tabellini è anche contrario alle soluzioni proposte da Movimento 5 Stelle e Lega, come ad esempio la flat tax o la spesa in deficit per finanziare la crescita. Sono ipotesi “che non stanno in piedi”. Meglio approfondire la questione nella sua complessità, insomma, piuttosto che cercare risposte facili e scorciatoie, semplicemente perché queste ultime non esistono. “Non ci sono alternative alle riforme scomode e impopolari che molti osservatori ci suggeriscono da tempo”.
Il nome di Tabellini circolò all’epoca del governo Renzi. Ma, sorprendentemente, sarebbe figurato anche nella rosa di tecnici contattati da Salvini e Di Maio. Tabellini ha smentito: “Nessun interesse né da parte mia, né da parte loro”. E allora qual è stato il motivo di tale notizia, rilanciata nelle ultime ore da altri media? Probabilmente una sua dichiarazione risalente al 2014 ed espressa durante un convegno. “In caso di una nuova crisi finanziaria l’alternativa preferibile sarebbe quella di uscire dall’euro piuttosto che ristrutturare il debito”. Ma solo qualora se non si avesse scelta. La classica “ultima spiaggia”, insomma.