“Io sanguinavo come San Sebastiano, mi colpivano ovunque, e dovevo stare zitta, mentre Mario Monti faceva campagna elettorale”. Elsa Fornero, ex ministro del lavoro del governo Monti, spara a zero sui compagni di viaggio della sua breve esperienza politica. In un’intervista, rilasciata al Fatto Quotidiano, l’ex ministro ripercorre i “mesi terribili” del suo mandato. Schiacciata dal ruolo di “tecnico” prestato al governo del paese, più incline all’austerità e al rigore che a tendere una mano agli italiani, Fornero denuncia di essere stata abbandonata, tradita, dimenticata anche da chi la invitò a ricoprire la carica istituzionale. Mario Monti l’ha sentito “due volte in due anni, stesso ritmo per Corrado Passera e Paola Severino”, confessa l’economista con una cattedra all’Università di Torino.
L’ex ministro ricorda bene il giorno in cui l’ex rettore della Bocconi le offrì l’incarico: “Era il 15 novembre, intorno alle 18, ero in partenza da Bruxelles. Squilla il cellulare, è Monti. Comincia così: Elsa, puoi fare qualcosa per me. Io gli faccio gli auguri – racconta al Fatto Quotidiano – Mario replica: vuoi essere il ministro per il Lavoro? Hai due ore per decidere”, racconta Fornero. Le consultazioni con gli affetti più cari: “Mio marito Mario (Deaglio) mi lascia libera: vorrei dirti di no, ma non posso. Mia figlia: non puoi rispondere no. Una mia cara amica di Torino, che aveva fatto politica, mi mette in guardia: finirai stritolata, stai attenta”.
Elsa Fornero è un fiume in piena. Dopo l’esperienza di governo è tornata al primo amore: l’insegnamento e la ricerca. Ma rivendica le riforme del mercato del lavoro e i provvedimenti presi durante i pochi mesi di governo. “La riforma che porta il suo nome e gli esodati? Una ferita per un uso strumentale di un problema che va seguito negli anni. Questo vocabolo racchiude quelli che sono usciti con incentivi e quelli che sono in mobilità. Il mio auspicio era creare un mercato del lavoro per giovani, donne e cinquantenni”, spiega l’ex ministro che aggiunge: “Io ho modificato l’articolo 18 per livellare il rapporto tra le generazioni, per ridurre le cause di lavoro. Non l’ho ucciso. Adesso vogliono maggiore flessibilità, adesso le critiche non esistono”.
E sulla sua mancata candidatura nelle fila di Scelta Civica, dopo la fine del governo tecnico, Fornero aggiunge: “Un ministro impopolare non si può candidare. Ho votato quel movimento, però ritengo che Mario abbia sbagliato“.
Carmela Adinolfi