Lo stallo lo richiede. E così probabilmente domani – o al più tardi mercoledì – ci sarà un nuovo vertice tra Silvio Berlusconi ed il premier Matteo Renzi, per sciogliere il nodo delle riforme ed uscire dal pantano che sta risucchiando il ddl Senato e nel quale rischia di essere trascinato, a breve, anche il dibattito a proposito della legge elettorale.
IL PATTO REGGE? – Quello tra Renzi e Berlusconi sarà il terzo faccia a faccia, il primo dopo l’assoluzione del leader forzista in merito al processo Ruby. Non dovrebbe però essere un incontro esclusivo, ma solamente il primo step di un vero e proprio “tour” di incontri che coinvolgerà tutti i componenti della “maggioranza per le riforme”.
I NODI – I punti chiave dello stallo, alimentato dai “malpancisti” restano i soliti: Senato elettivo, preferenze e soglie di sbarramento. Ferma restando la volontà di porre fine al bicameralismo paritario e perfetto, il premier è intenzionato a tener duro anche sul Senato non elettivo. Sull’altro versante – quello dell’Italicum – è Berlusconi a non mollare sulle soglie di sbarramento e sull’assenza delle preferenze. E, nel frattempo, si proverà a disinnescare la trappola preparata dalla Lega, che punta alla riduzione anche del numero dei deputati.
PRIMI VOTI – Stasera ci sarà il primo voto segreto sul ddl Senato. Un momento nel quale “si capirà se le riforme si faranno”, sostiene Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia al Senato. E, nel frattempo, Renzi cercherà di insinuarsi nelle spaccature altrui – dalle oscillazioni leghiste al disagio della sinistra vendoliana, senza dimenticare il dibattito interno al M5S e la difficile ricomposizione del blocco di centrodestra – per non rischiare di trovarsi col cerino in mano. Se c’è una cosa che il premier vuole render evidente, infatti, è di assegnare specifiche responsabilità in caso di stop alle riforme. In modo da stampare un timbro indelebile sulla fronte dei cosiddetti “frenatori”.
IMMUNITA’ E REFERENDUM – Nel frattempo oggi si parte, e i relatori in Commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, dovrebbero presentare emendamenti su alcuni aspetti non risolti della riforma. Tra cui, per esempio, il nodo immunità ed i referendum abrogativi e propositivi. Provando, al tempo stesso, a sbrogliare la matassa di emendamenti che rischia di far slittare il voto finale ben oltre l’8 agosto, data fissata dal ministro Boschi per l’approvazione del ddl a suo nome.