Pace fiscale 2018: cos’è e come funziona. Quando potrebbe partire.
Pace fiscale 2018, un intervento che dovrebbe vedere la luce già da quest’anno, stando alle dichiarazioni di Salvini e Di Maio. Nonostante Conte non ne abbia parlato, la pace fiscale 2018 è una soluzione che prevede di entrare a regime anche prima della flat tax, che dovrebbe partire a livello parziale nel 2019 per poi entrare definitivamente a regime nel 2020. Ma cos’è esattamente la pace fiscale e come funziona? Andiamo a leggere la voce inerente sul contratto di governo M5S-Lega.
Pace fiscale 2018: cosa c’è scritto nel contratto di governo
Nel capitolo riservato al Fisco presente nel contratto di governo, si legge della necessità di “rifondare il rapporto tra Stato e contribuenti”. Come? “Rivedendo i principi e i criteri che regolano l’agire dell’amministrazione finanziaria”. L’auspicio è che si possano gettare le basi della buona fede e della reciproca collaborazione tra le parti. In un percorso che si avvalga del “contraddittorio anticipato con il contribuente, da erigere a principio generale cardine dell’ordinamento giuridico tributario”; nonché dell’abolizione dell’inversione dell’onere della prova, da porre a carico dell’amministrazione finanziaria, escludendo il ricorso a strumenti presuntivi di determinazione del reddito nei casi in cui la regolarità fiscale dei contribuenti sia correttamente comprovata.
Quindi il percorso di cui si parla dovrà essere basato anche sulla riduzione dei tempi di accertamento; nonché nell’assolvimento degli adempimenti contabili e di versamento nei casi dei contribuenti più collaborativi. In primo piano ci sarà anche la “semplificazione degli adempimenti contabili per la creazione di un fisco digitale”.
La questione si basa anche su un più riequilibrato rapporto tra contribuenti a Riscossione. “L’azione dell’amministrazione deve contemperare l’interesse del cittadino al pagamento di quanto dovuto con l’interesse a ricevere il minor aggravio possibile; evitando ogni forma di pressione tale da ingenerare uno ‘stato di paura’ nei confronti delle istituzioni e dei soggetti preposti alla riscossione”. La maggior parte degli incassi derivano dalle soluzioni di rateizzazione e di altre misure analoghe che il nuovo esecutivo vorrebbe potenziare, ai fini di un “recupero bonario del credito”.
Pace fiscale 2018: “Esclusa ogni finalità condonistica”
Una parte importante da sottolineare e che parla letteralmente di pace fiscale e riscossione amica è la seguente.
È opportuno instaurare una pace fiscale con i contribuenti per rimuovere lo squilibrio economico delle obbligazioni assunte. E favorire l’estinzione del debito mediante un saldo e stralcio dell’importo dovuto, in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica. Esclusa ogni finalità condonistica, la misura può diventare un efficace aiuto ai cittadini in difficoltà. E il primo passo verso una riscossione amica dei contribuenti.
Alle accuse di chi definisce la pace fiscale una sorta di condono molto generoso, Salvini e Di Maio rispondono affermando che non si tratta di un condono. Piuttosto, nero su bianco, di una ulteriore maxi rottamazione delle cartelle esattoriali. Una soluzione peraltro che andrà a privilegiare le piccole e medie imprese e le partite Iva che sono state sempre regolari con il Fisco; ma che a causa della crisi economica sono falliti e si sono ritrovati dei debiti piuttosto importanti. In questo modo i contribuenti in difficoltà si potranno ritrovare a pagare da un minimo del 6% a un massimo del 20-25% di quanto dovuto.
Pace fiscale 2018: “Tra 35 e 60 miliardi di euro di entrate”
Le prime stime parlano di un potenziale gettito tra i 40 e i 60 miliardi di euro che potrebbero entrare nelle casse dello Stato nei prossimi 2 anni. Anche se altri dati parlano di incassi più inferiori, attorno ai 35 mila euro. Inoltre, sarà stabilito un tetto massimo delle imposte “rottamabili”, fino a 100 o 200 mila euro, che comprenda anche eventuali sanzioni, interessi e more.
Sulla questione ha parlato anche il leghista Claudio Borghi. “Stiamo parlando dei falliti per tasse, che hanno dichiarato tutto. E che verrebbero penalizzati per il solo fatto, non proprio giusto, di essere arrivati prima della flat tax”. Insomma, la pace fiscale 2018, promossa dal 49% degli italiani secondo un sondaggio Ipsos, sarà il primo scalino che porterà alla rivoluzione del fisco, la quale si compirà successivamente con l’introduzione della flat tax.