Pensioni ultime notizie: Quota 100 da 63 anni, Damiano è categorico.
Quello delle pensioni è un cantiere aperto su cui il governo Conte lavorerà per attuare quanto promesso nel contratto di governo. Quota 100 e Quota 41 per superare (gradualmente) la riforma Fornero e proroga di Opzione Donna. Eppure l’economista leghista Brambilla ha recentemente affermato i suoi propositi per Quota 100. Intervistato da La Repubblica, ha dichiarato che Quota 100 sarà la somma tra 64 anni di età e 36 di contributi. Laddove 64 anni di età rappresenta il requisito minimo dal punto di vista anagrafico.
Resta comunque uno spiraglio per la somma tra 65 anni di età e 35 di contributi; quest’ultimo elemento era infatti il minimo previsto dalla pensione di anzianità prima dell’introduzione della Legge Fornero nel 2011. Assolutamente fuori dal contesto le somme minori a 64 anni di età; pertanto non si potrà andare in pensione a 63 anni e 37 anni di contributi. E l’ex presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano non ci sta.
Pensioni ultime notizie: Cesare Damiano su Quota 100
Per Cesare Damiano Quota 100 va sostenuta senz’altro, ma bisognerebbe consentire ai lavoratori di uscire a 63 anni. E quindi permettere anche la somma tra 63 anni di età e 37 di contributi. Questo perché non sembra essere nelle intenzioni del governo lasciare in piedi Ape sociale, che è a oggi lo strumento che permette di andare (gratuitamente) in pensione a quell’età per certi tipi di lavoratori.
Le condizioni di Damiano sono dunque le seguenti. Che Quota 100 “parta almeno da 63 anni; che l’Ape sociale non venga abolita, ma resa strutturale; infine, che venga messa in cantiere la nona e ultima salvaguardia degli esodati”. Sono passi imprescindibili da compiere. Perché altrimenti il rischio è “che pochi lavoratori facciano passi avanti; e molti facciano passi indietro”.
Pensioni ultime notizie: Quota 100, le novità
Quindi con la Quota 100 teorizzata da Brambilla, il cumulo partirebbe dai 64 anni di età, sommati ai 36 di contributi. Con questi ultimi che potrebbero diventare 35, e dunque sommati a 65 anni di età. Altri tipi di combinazioni non sarebbero possibili. Ad esempio, chi ha 60 anni 40 anni di contributi non potrebbe andare in pensione con l’eventuale nuovo sistema.
Inoltre si è parlato di un limite alla valorizzazione della contribuzione figurativa, da stabilire in 2 o 3 anni in totale. Questo andrebbe a penalizzare tutti quei soggetti che hanno integrazioni salariali, congedi, mobilità e periodi più o meno lunghi di disoccupazione indennizzata. Ancora incerto il destino della contribuzione mista; vale a dire i contributi provenienti da casse previdenziali separate.