La Georgia è un paese in bilico, a metà strada tra la Russia e l’Europa. La direzione da prendere dovrà essere decisa nel prossimo futuro: Mosca o Bruxelles, vie di mezzo potrebbero non essercene.
La Georgia sta vivendo una crescita economica rapida ma è ancora un paese sostanzialmente povero. Per decenni ha vissuto sotto l’ala di Mosca. La russificazione del paese è un processo che è partito da lontano e che è stato condotto in tanti modi diversi.
Ciò che sta accadendo nell’est dell’Ucraina preoccupa Tbilisi, che teme di dover affrontare le stesse sfide di Kiev. Maia Panjikidze, ministro degli Esteri georgiano, ha raccontato allo Spiegel che “non abbiamo mai smesso di temere i russi”. Quello che la Russia può fare lo ha dimostrato nel 2008. Ad agosto di quell’anno la Georgia invade l’Ossezia meridionale, regione autonoma ai confini con la Russia e lungamente rivendicata da Tbilisi. La Russia risponde energicamente ricacciando indietro le truppe georgiane e spingendole sino quasi alla capitale. Il risultato è la proclamazione degli stati indipendenti dell’Ossezia del Sud e dell’Abcasia (solo pochi paesi li riconoscono come tali) e soprattutto la dimostrazione che i russi sono ancora in grado di esercitare il controllo sulla regione.
Photo by Roberto Strauss – CC BY 2.0
Poche settimane fa, a Bruxelles sono stati firmati accordi di Associazione con tra l’Unione europea e l’Ucraina, la Moldova e la Georgia. A Tbilisi in molti sono convinti che Bruxelles (e la Nato) abbiano bisogno di un alleato come la Georgia in una regione delicata com’è quella caucasica.
Tra Nato e Georgia il discorso è avviato, ma molto lontano da una conclusione. Tbilisi sta facendo il suo: ha ad esempio schierato numerose truppe in Afghanistan, diventando il paese non facente parte della Nato ad aver dato il contributo più massiccio all’operazione. Tiblisi ha detto sì anche all’operazione sponsorizzata dall’Unione europea nella Repubblica Centrafricana. Ma la strada che dovrebbe condurre la Georgia all’interno della Nato resta lunga, molto lunga. Ed è più facile che in futuro la Nato proponga a Tbilisi accordi paralleli di cooperazione.
La Russia invece è lì a due passi, con tutta la sua concreta influenza. Già nel 1992, pochi mesi dopo l’indipendenza della Georgia, tra i due paesi c’erano state frizioni sfociate in scontri armati: da una parte l’esercito georgiano, dall’altra i secessionisti osseti appoggiati dalla Russia.
Oggi la Georgia non è dipendente dal gas russo come lo è ad esempio l’Ucraina, ma Mosca può far leva su altri strumenti per esercitare pressioni e far valere i propri interessi. Un esempio? Mosca può soffiare sul fuoco dell’indipendentismo nelle regioni settentrionali e infiammare l’area, ha ricordato lo Spiegel.
Ma c’è altro anche. La figura di Stalin (nato proprio in Georgia, a Gori) suscita ancora simpatia ed ammirazione in giro per il paese. Molti georgiani hanno nostalgia del passato, hanno nostalgia dell’Unione sovietica, hanno nostalgia di un’epoca fatta di leader forti e di ruoli ben definiti. E anche questo fa sì che la Georgia resti un paese a metà tra Russia ed Europa.