Mondiali Russia 2018, focus Croazia: I “focosi” della nuova generazione sapranno farsi rispettare?
La Croazia esordì come nazionale indipendente in maniera ufficiale soltanto nel 1992. Lasciando da parte il periodo pre bellico, l’esordio effettivo avvenne in realtà 2 anni prima, precisamente il 17 ottobre 1990, quando allo Stadio Maksimir gli slavi affrontarono gli Stati Uniti in un incontro amichevole, uscendone vittoriosi per 2-1 sotto la guida del traghettatore Dražan Jerković. Il match contro gli statunitensi segnò l’introduzione della tradizionale divisa a scacchi bianchi e rossi.
Vennero ufficialmente affiliati alla FIFA nel 1992 andando ad occuparne il 125° posto nel ranking. Ed è proprio nel 1992 che ebbe inizio il loro periodo di massimo splendore. In pochi anni infatti passarono dai bassifondi al 3° posto in graduatoria FIFA grazie ad un gruppo di giocatori di altissimo livello, che consentì al popolo croato di emozionarsi prima coi quarti di finale di Euro 96 e successivamente addirittura col terzo posto del Mondiale di Francia 98, risultato che ancora oggi rappresenta il miglior successo degli slavi a livello internazionale.
Mondiali Russia 2018: la Croazia, una fucina di grandi talenti
Menzionare tutti i giocatori croati più importanti sarebbe un’impresa impossibile, ne citeremo perciò almeno due per ruolo. Oltre al portiere Dražen Ladić, per la difesa spiccano fra tutti il grintoso centrale Igor Štimac ed il compagno di reparto Zvonimir Soldo; per il centrocampo la lista sarebbe più lunga, ma come non ricordare il primo capitano, Zvonimir Boban, vincitore fra l’altro con il Milan della UEFA Champions League 1993-1994? Accanto a lui sarebbe ugualmente meritevole di ben più di una semplice menzione il grintoso e talentuoso Robert Prosinečki, vincitore con la Stella Rossa di Belgrado (quando ancora la Croazia faceva parte della Repubblica Popolare di Jugoslavia) della storica Coppa dei Campioni 1990-1991.
Per l’attacco ricordiamo infine, oltre al capocannoniere con 6 reti di Francia 98 Davor Šuker, anche il giramondo Goran Vlaović, talentuoso e rapido attaccante che collezionò trofei fra Italia, Spagna e Grecia, e il potente Alen Bokšić, il quale vinse trofei nazionali ed internazionali in molti club europei, fra i quali la Champions League 1992-1993 con l’Olympique di Marsiglia.
Mondiali Russia 2018, focus Croazia: dopo una grande decade, le difficoltà di inizio millennio
L’ondata di successi si spense piano piano arrivando ai primi anni 2000 con una vera e propria crisi di talenti.
Nel 2002 il CT Otto Barić ricominciò il lavoro di ricostruzione con non poche difficolta. Il calcio croato, come quasi tutti quelli dell’est Europa, è fatto di grandi talenti ma di club poco organizzati che, per cifre sempre più alte, fanno emigrare i migliori giocatori in campionati ben più remunerativi lasciando quindi la realtà locale spoglia e senza la possibilità di programmare. L’opera di Barić però non diede frutti, e fu così che nel 2004 si pensò di affidare la nazionale u21 croata, dalla quale si doveva ripartire, a Slaven Bilić, giovane allenatore che aveva ben fatto con l’Hajduk Spalato.
Bilić, con il duro lavoro ed una programmazione mirata, riuscì in pochi anni a passare dall’under 21 alla nazionale maggiore, nella quale restò dal 2006 al 2012. E qui il lavoro si concretizzò. Ricreò infatti uno staff nel quale inserì Aljoša Asanović, Robert Prosinečki, Nikola Jurčević e Marijan Mrmić, uomini esperti di calcio ed allo stesso tempo di sua fiducia, in quanto suoi compagni di nazionale negli anni 90. Grazie al blocco creato precedentemente, Bilić riuscì quindi ad inserire i giovani più talentuosi nell’ossatura della nuova nazionale maggiore.
Mondiali Russia 2018: la Croazia è un mix di talento ed esperienza
Arrivarono in prima squadra giocatori del calibro del forte portiere Stipe Pletikosa, dell’esperto centrocampista del Real Madrid Luka Modrić e dei colleghi di reparto Niko Kranjčar e Ivan Rakitić, solo per citarne alcuni. Talenti purissimi, affiancanti da giocatori più navigati come Robert Kovač, l’esperto e polivalente jolly Darijo Srna ed il chiaccheratissimo per la sua vita notturna molto allegra attaccante Miladin Pršo, detto Dado.
L’eredità lasciata da Bilić ha sicuramente facilitato il lavoro dell’attuale CT Zlatko Dalić , che si è trovato una rosa già di buon livello ed un 4-2-3-1 ben rodato.
In Russia in porta il titolare sarà Danijel Subasic (Monaco); in difesa, insieme al finalista dell’ultima Champions League Dejan Lovren (Liverpool), ci saranno il vincitore dell’ultima Europa League Sime Vrsaljko (Atletico Madrid) ed un folto gruppo di giocatori che militano in campionati di buon livello.
Il punto chiave della squadra resta il centrocampo, dove i talenti si sprecano: davanti alla difesa e alle spalle dell’unico attaccante si giocheranno i posti Luka Modrić (Real Madrid), Ivan Rakitic (Barcelona), Mateo Kovacic (Real Madrid), Milan Badelj (Fiorentina), Marcelo Brozovic (Inter), Ivan Perisic (Inter) ed il giovane fenomeno Marko Pjaca (Schalke 04, ma di proprietà della Juventus).
Mondiali Russia 2018, focus Croazia: un attacco pieno di stelle e promesse
Davanti il posto se lo dovranno sudare in tanti, ma quasi sicuramente a spuntarla sarà lo juventino Mario Mandzukic, sul quale non serve spendere troppe parole: basta dare un’occhiata al suo palmarés fra Bayern Monaco e Juventus.
Al Mondiale, nel girone D, se la dovranno vedere con Argentina, Islanda e Nigeria. Vista la fase difensiva non impeccabile dell’Argentina, possiamo tranquillamente pensare che la Croazia possa essere una delle due favorite a passare il turno, proprio assieme ai sudamericani. E perché no, farlo addirittura da prima nel girone? Sarebbe indubbiamente un vantaggio notevole, dato che quasi certamente eviterebbe un eventuale ottavo di finale con la fortissima Francia. Al campo, come sempre, la sentenza finale.