Mondiali Russia 2018, focus Serbia: Le aquile bianche sul cielo di Russia
Non si può parlare di Serbia se prima non si è fatto un piccolo accenno alla storia della Jugoslavia.
La nazionale di calcio della Jugoslavia è stata, dal 1920 al 1992, la rappresentativa di calcio del Regno di Jugoslavia prima e della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia poi.
Calcisticamente, rappresentando tutta la zona degli slavi meridionali, ha sempre avuto un grosso e ricco bacino di ottimi giocatori, senza però mai riportare alcuna vittoria internazionale.
Mondiali Russia 2018: un po’ di storia della Jugoslavia
L’undici jugoslavo partecipò al Campionato Mondiale di calcio 1990 ottenendo buoni risultati, grazie all’apporto di alcuni vincitori della Coppa del Mondo Under 20 nel 1987 come Savičević, Jarni, Šuker, Prosinečki ed altri.
Dopo aver ottenuto il secondo posto nel Gruppo D, negli ottavi di finale gli jugoslavi eliminarono la Spagna per 2-1, dopo i tempi supplementari, grazie a una doppietta di Stojković.
Nei quarti di finale incontrarono l’Argentina; alla mezz’ora la Jugoslavia rimase in dieci, ma concluse l’incontro 0-0 e ai rigori vinse l’Argentina per 3-2.
Si qualificò per la fase finale del Campionato europeo di calcio 1992 ma, nella primavera che precedette il torneo continentale, venne esclusa dalle competizioni internazionali organizzate dalla FIFA e dalla UEFA a causa della guerra scoppiata in seguito alle dichiarazioni d’indipendenza delle Repubbliche di Slovenia, Croazia, Macedonia, Bosnia ed Erzegovina.
La Jugoslavia giocò la sua ultima partita il 25 marzo 1992 contro i Paesi Bassi, si trattava di un’amichevole che gli slavi persero col punteggio di 2-0.
Dopo questa partita la nazionale di calcio della Jugoslavia cessò definitivamente di esistere a causa della sua disgregazione.
A dire il vero, una Nazionale di calcio denominata Jugoslavia parteciperà con buoni risultati sia ai Mondiali del 1998 che agli Europei del 2000, ma in quel caso si trattava della Repubblica Federale di Jugoslavia, successivamente nota come Serbia e Montenegro, oggi Serbia.
Mondiali Russia 2018: la storia della Serbia
La nazionale di calcio della Serbia ha esordito ufficialmente in campo internazionale il 18 agosto 2006 con un’amichevole contro la Repubblica Ceca.
La prima qualificazione della Serbia ad una competizione internazionale è quella ai Mondiali di Sudafrica 2010, dove, nonostante un’inaspettata vittoria per 0-1 sulla Germania di Joachim Loew, i serbi usciranno comunque già nella fase a gironi (complici le sconfitte maturate nelle sfide contro Ghana ed Australia).
Oltre alla mancanza di risultati di rilievo, la nazionale serba è inoltre stata sempre seguita da fatti violenti perpetrati dai propri sostenitori, fatti che ne hanno minato la credibilità e resa spesso una formazione pericolosa da incontrare.
Per fare un esempio, ricordiamo il 14 ottobre 2014, data in cui la Serbia incontrò l’Albania allo “Stadion Partizana” di Belgrado.
Dopo 41 minuti dal fischio d’inizio, l’arbitro si vide costretto a sospendere la gara a seguito del volo sul terreno di gioco di un drone con una bandiera nazionalista albanese.
Quando questa venne strappata dal difensore serbo Stefan Mitrovic, ne seguì la reazione dei giocatori albanesi ed un parapiglia generale con lancio di petardi, fumogeni ed invasione di campo da parte della tifoseria serba, fino alla definitiva sospensione dell’incontro per motivi di sicurezza, mentre il risultato era ancora fermo sullo 0-0.
Quando l’arbitro decise di far riprendere la gara, mentre la Serbia era già in attesa di riprendere il gioco, i giocatori albanesi si rifiutarono invece di rientrare in campo.
LEGGI ANCHE: Mondiali Russia 2018, focus Messico: alla ricerca dei fasti dell’Azteca
Mondiali Russia 2018: la Serbia che vedremo
La Serbia si è qualificata al mondiale di Russia con un po’ di difficoltà, pur avendo a disposizione una rosa di tutto rispetto.
In porta si giocheranno un posto da titolare Predrag Rajković ed il trentaquattrenne Vladimir Stojković.
In difesa, oltre che all’esperto nonché capitano Aleksandar Kolarov, possiamo ricordare Matija Nastasić ed il veterano ex Chelsea Branislav Ivanović.
Il punto di forza resta il centrocampo, tradizionalmente infarcito di ottimi talenti sia per la fase d’interdizione che per quella di costruzione del gioco.
Possiamo citare, fra gli altri, l’esperto corazziere del Manchester United Nemanja Matić ed i giovani e talentuosi Sergej Milinković-Savić, stellina della Lazio ambita da molti top club europei e Nemanja Maksimović, oltre al già affermato Adem Ljajić, ormai da diversi anni militante in Serie A e capace di giocare sia a centrocampo che esterno in un eventuale tridente d’attacco.
Tutti, oltre che di una grande fisicità, sono dotati di buona tecnica, che consente così al CT di poterli utilizzare in varie parti del centrocampo senza problemi di adattamento.
Questa particolarità a ha da sempre caratterizzato il calcio slavo: basti ricordare, solo per citarne i più famosi, Dejan Stanković e Dragan Stojković, ma la lista sarebbe lunghissima.
Per l’attacco, oltre alla possibilità di schierare il già citato Ljajić, ricordiamo Aleksandar Mitrović, uomo gol della rinascita del Fulham.
Mondiali Russia 2018: il girone serbo
Il girone E di Russia 2018 comprenderà Brasile, Svizzera, Costa Rica ed appunto Serbia.
Con i primi, considerate le problematiche in fase offensiva, sarà dura fare punti.
Non ci sentiamo tuttavia di escludere eventuali grattacapi creati ai danni della Seleçao, soprattutto grazie alla potente artiglieria garantita dai centrocampisti slavi, tutti dotati di un ottimo tiro dalla distanza.
Con le altre due compagini diremmo che i Serbi potranno agevolmente giocarsi le partite senza alcun tipo di timore reverenziale, nella speranza che dopo tanti anni di problemi politici e burocratici il nuovo “Brasile d’Europa” possa finalmente tornare a far parlare di sé esclusivamente per fatti calcistici.