Mondiali Russia 2018, focus Corea del Sud: Le Tigri d’Asia nella tana dell’Orso
Mondiali Russia 2018, focus Corea del Sud: Le Tigri d’Asia nella tana dell’Orso.
La Corea del Sud è la nazionale della Federazione Asiatica con più piazzamenti di rilievo nelle varie competizioni.
Mondiali Russia 2018: per la Corea del Sud, un palmares di tutto rispetto
Ha vinto due volte la Coppa d’Asia (1956 e 1960), ha il record per una squadra asiatica di partecipazioni ad un mondiale (10) ed anche il miglior piazzamento (quarto posto, con non poche polemiche, nell’edizione casalinga del 2002).
In Asia, Giappone e Corea del Sud sono considerati storicamente i Paesi dove il calcio è uno sport popolare e molto praticato. I coreani conobbero per la prima volta la versione corrente del calcio nel 1882, quando gli inglesi giocarono una partita mentre il loro vascello sostava nel porto di Incheon.
Da quel momento fino alla famosa era targata Guus Hiddink, il calcio coreano ed i suoi giocatori si imposero solo, con andamenti comunque altalenanti, in competizioni asiatiche, non riuscendo quasi mai a dire la loro in quelle internazionali, in cui erano abituati a semplici comparsate. Nel 2000, due anni prima del Mondiale casalingo, la Federazione ingaggiò lo Stregone di Varsseveld per dare un gioco più europeo ai ragazzi coreani. Hiddink potenziò il gioco sugli esterni e puntò a dare versatilità agli attaccanti che, in caso di bisogno, avrebbero anche potuto giocare sulle ali.
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Mondiali Russia 2018: la svolta della Corea con l’arrivo di Hiddink
Per la fase difensiva l’olandese, non potendo contare sulla fisicità dei giocatori, cominciò ad allenare gli esili ma veloci difensori asiatici a praticare una manovra difensiva basata su passaggi corti ed anticipi difensivi. Queste novità portarono al criticato (per via di qualche controversa decisione arbitrale favorevole agli asiatici) quarto posto del 2002, ma la cosa più importante fu l’eredità lasciata ai giocatori e allo staff delle Tigri, che da questo momento poterono continuare con successo sulla via tracciata da Guus.
La punta massima di questo lavoro è stata raggiunta con Park Ji-Sung, primo sudcoreano della storia a vincere una Champions League, nel 2007-2008 con maglia del Manchester Utd. La fase degli allenatori europei, con i quali non ebbero più così tanti successi come con l’olandese, terminò nel 2007 con l’arrivo di Huh Jung-Moo, che divenne il primo CT sudcoreano della nazionale di casa dal 2000.
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Mondiali Russia 2018: una qualificazione difficile, dietro la rocciosa formazione iraniana
Nelle qualificazioni la compagine asiatica si è qualificata al secondo posto alle spalle del solido Iran e a soli due punti sopra dalla sorprendente Siria. La squadra segna molto grazie al giro palla velocissimo del centrocampo e alla tecnica e rapidità degli esterni. I giocatori più rappresentativi sono i versatili centrocampisti Ki Sung-yueng, Kwon Chang-Hoon e Son Heung-Min, uno dei punti di forza del Tottenham di Mauricio Pochettino. Viste la loro velocità e tecnica possono giocare sia come attaccanti che come esterni di centrocampo.
Le note dolenti arrivano dalla fase difensiva, dove solo il vecchio Choi Chul-Soon, difensore centrale con una vittoria nella Champions League asiatica con i Jeonbuk Hyundai nel 2016, si spera possa dare ordine alla manovra difensiva delle Tigri.
Concrete possibilità di passare il turno, nel girone dominato dai teutonici
L’urna del Mondiale ha riservato un girone non dei più semplici: oltre ai Campioni in carica della Germania, contro i quali sarà ostico raccimolare punti, le Tigri asiatiche potranno provare a forzare il fortino svedese con le loro ripartenze sugli esterni per poi giocarsela a campo aperto contro i tecnici messicani.