Mondiali Russia 2018, focus Svezia: l’incubo dell’Italia alla prova del nove
Mondiali Russia 2018, focus Svezia: l’incubo dell’Italia alla prova del nove
La nazionale gialloblù della Svezia non annovera una bacheca ricca di trofei, ma si è sempre fatta notare nelle manifestazioni internazionali con buoni piazzamenti, sin dalla sua prima medaglia di bronzo vinta alle Olimpiadi del 1924.
Pima della Seconda Guerra Mondiale, grazie ai gol di Tore Keller, raggiunse ai Mondiali del 1938 la semifinale, battuta soltanto dalla più quotata Ungheria.
Nel 1948 la Svezia, neutrale nel conflitto, potè approfittare della disastrosa situazione delle altre nazioni europee per presentarsi alle Olimpiadi d’Inghilterra con una squadra di buon livello.
Davanti a 40000 inglesi, nel tempio del calcio di Wembley, la compagine svedese guidata dai gol di Gunnar Nordahl vinse la medaglia d’oro sconfiggendo per 3 a 1 la Jugoslavia.
Mondiali Russia 2018: il periodo d’oro svedese
Dal 1948 al 1958 vi fu il decennio d’oro del calcio svedese, con nomi come il barone Nils Liedholm, che vivrà i suoi successi da giocatore con il Milan e come allenatore fra Milan e Roma (dove per primo adottò con sistematicità la disposizione difensiva a zona, sui modelli delle nazionali olandese e brasiliana) e l’attaccante Kurt Hamrin, che da giocatore fece le fortuna di molti club italiani come la Juventus e la Fiorentina.
La Svezia vinse la medaglia di bronzo ai mondiali del 1950 in Brasile e raggiunse otto anni dopo, sospinta dai suoi tifosi – da sempre dodicesimo giocatore in campo – la finale proprio contro il Brasile di un giovane molto promettente di nome Pelè. Finale in cui venne purtroppo travolta dai brasiliani con un sontuoso 5-2, che non lasciò spazio ad ulteriori recriminazioni.
Mondiali Russia 2018: le fasi alterne della Svezia
Da quel momento bisognerà aspettare fino ai Mondiali del 1970 per una partecipazione ad una competizione internazionale.
In quell’edizione la Svezia si posizionò quinta, grazie ai gol di Ralf Edström, anche se coesione e compatezza di squadra non sembrarono più essere ai livelli degli anni d’oro citati poc’anzi.
Per rivedere un gruppo competitivo si attese quindi ancora una ventina d’anni, con l’edizione di Euro 1992 che si svolse in casa.
Nella rosa di quella squadra, oltre al forte portiere Thomas Ravelli, vi erano il roccioso centrocampista Stefan Schwarz, vincitore di titoli nazionali e coppe in Italia, Spagna e Portogallo, il compianto Klas Ingesson, uomo della rinascita del Napoli di Marcello Lippi, del quale l’ex CT azzurro aveva grande considerazione per le sue doti tattiche, Jonas Thern e l’estroso e bizzarro per i suoi comportamenti e la sua lotta continua con la bilancia jolly d’attacco Tomas Brolin, fautore dei successi del grande Parma di Nevio Scala, del quale – diceva il grande allenatore – era quasi impossibile fare a meno.
Sembravano esserci tutti i buoni auspici per portare a casa un titolo, ma la sorte, storicamente, non è mai stata dalla loro parte.
In quell’edizione infatti, alla quale la Jugoslavia non poté partecipare per la guerra in corso, i tanto odiati cugini della Danimarca, richiamati a pochi giorni dal torneo, fecero la parte del leone portando in patria un trofeo insperato.
Da quel momento, pur avendo CT di altissimo livello come Lars Lagerbäck, la compagine gialloblù non diede più grande sfoggio di sé.
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Mondiali Russia 2018: la Svezia moderna
Propose sul grande palcoscenico internazionale giocatori che fecero le fortune di molti club europei come il poliedrico (è stato anche un ottimo giocatore di hockey su pista) Henrik Larsson, vincitore con il Barcellona della UEFA Champions League 2005-2006, il difensore giramondo Joachim Björklund, l’esterno offensivo Fredrik Ljungberg, vincitore di molti trofei nazionali con l’Arsenal degli anni 2000, l’esperto Jesper Blomqvist, vincitore con il Manchester United della UEFA Champions League 1998-1999 e, ultimo ma non certo per importanza, Zlatan Ibrahimović, attaccante giramondo famoso per il suo carattere poco incline alle battute ma con un palmarés con molti trofei vinti nei maggiori club di Italia, Francia e Spagna.
Mondiali Russia 2018: il girone svedese
In Russia, dopo aver eliminato l’Italia in un equilibratissimo spareggio fatto di ben pochi spunti sia da una parte che dall’altra, troveranno ad aspettarli Germania, Corea del Sud e Messico, tutte formazioni inserite nel gruppo F.
Il bel gioco che aveva caratterizzato gli svedesi dal 1948 al 1958, non avendo più a disposizione giocatori di qualità, è stato trasformato in un difensivo 4-4-2 fatto di difesa a zona e ripartenze spesso fini a sé stesse.
Il Ct Jan Olof “Janne” Andersson, fautore di un gioco concreto e razionale, probabilmente schiererà fra i pali Robin Patrick Olsen.
In difesa, fra i suoi rocciosi e arcigni corazzieri, ricordiamo Mikael Lustig e l’imponente Andreas Granqvist.
A centrocampo la solidità sarà garantita da uomini poco funambolici come Albin Ekdal, mentre la spinta sulla fasce, dalle quali si spera arrivino i cross decisivi per gli attaccanti, da calciatori come il talento del Lipsia Emil Forsberg.
In attacco si spera nelle eterne promesse giramondo John Guidetti e Marcus Berg.
Vista nello spareggio contro l’Italia non sembra essere una squadra che possa ambire ad importanti mete, ma se riuscirà a fare punti con Messico e Corea del Sud, squadre alla propria portata, per il secondo posto nel girone i gialloblù potranno tranquillamente dire la loro.