Mondiali Russia 2018, focus Senegal: per i Leoni della Teranga niente è impossibile

Pubblicato il 19 Giugno 2018 alle 12:00 Autore: Francesco Vigevani
Mondiali Russia 2018

Mondiali Russia 2018, focus Senegal: per i Leoni della Teranga niente è impossibile

Il Senegal è la nazionale africana più sorprendente.

Pur avendo da anni un’ottima alternanza fra generazioni di calciatori, non è infatti mai riuscita a portare a casa alcun trofeo, avendo raggiunto come massimo risultato della propria storia il secondo posto nell’edizione della Coppa d’Africa del 2002.

Fino agli anni 90 i Leoni non erano mai riusciti ad imporsi come squadra da battere nel panorama calcistico del Continente nero, schiacciati fra le Nazioni nordafricane ed i colossi del Centro Africa come Camerun, Ghana e Nigeria.

Mondiali Russia 2018: la svolta del Senegal grazie allo stregone Bruno Metsu

Con l’arrivo in panchina dello stregone Bruno Metsu tutto però iniziò a cambiare.

Questo francese dai capelli lunghi e ricci e dallo sguardo sempre sorridente prese per mano un gruppo disorganizzato di calciatori e cominciò a costruire una squadra ed uno staff in stile europeo, dando ordine alle gerarchie nello spogliatoio ed organizzando i ruoli dello staff.

La cosa maggiormente degna di nota fu che costruì tutto con senegalesi, senza importare personale europeo, manifestando in breve tempo un attaccamento così profondo al Senegal tale da riflettersi anche a livello sentimentale, col matrimonio con la bella senegalese Viviane Dièye Metsu.

In due anni costruì moltissimo, creando un gruppo fatto di muscoli, pochi fronzoli e tanta tanta allegria.

Non avendo grandi giocatori tecnici a disposizione puntò tutto sul gruppo e su uomini di carattere come Papa Bouba, Diop Salif Diao, Khalilou Fadiga e El Hadji Diouf.

Di loro non ricorderemo giocate spettacolari ma sicuramente lo spirito di sacrificio che nel 2002 portò il Senegal per la prima volta alla finale di Coppa d’Africa ed ai quarti di finale del Mondiale in Corea e Giappone.

Non vinsero nulla quell’anno ma sicuramente rimarranno nella storia grazie alla vittoria all’esordio in un Mondiale contro i campioni in carica della Francia.

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Mondiali Russia 2018: il Senegal post 2002

Dopo quest’avventura, Metsu se ne andrà dal Senegal con destinazione Emirati Arabi Uniti, di cui allenerà la nazionale.

Il rapporto tra il francese e l’Africa in ogni caso non finirà mai ed anche dopo la sua morte nel 2013 verrà sempre ricordato nella memoria collettiva come lo stregone bianco capace di mettere le ali ai Leoni.

Da allora ci fu un lungo periodo di alti e bassi che nel 2012 portò Aliou Cissé, uno dei ragazzi del Mondiale di Metsu, nel giro della nazionale, di cui assunse definitivamente la guida tecnica nel 2015, intraprendendo così un ottimo percorso che ha consentito al suo Paese la partecipazione a Russia 2018.

Mondiali Russia 2018: una rosa attuale da tenere d’occhio

Gli scanzonati e sgraziati ragazzi del 2002 oggi ormai ritirati hanno fatto strada e dato vita ad un gruppo nel quale compaiono nomi di giovani che, facendosi le ossa nei campionati più importanti d’Europa, hanno raggiunto ottimi livelli tecnico-tattici.

In difesa hanno il possente ed esperto Kalidou Koulibaly, uno dei migliori difensori d’Europa e da diverso tempo colonna portante del Napoli, a centrocampo il capitano Cheikhou Kouyaté e l’esperto Cheikh N’Doye, intorno ai quali stanno crescendo giovani di buone speranze.

L’attacco, da sempre nota dolente della nazionale africana, ha raggiunto ottimi livelli, con giocatori di fama internazionale come Sadio Mané, Keita Baldé e M’Baye Niang, solo per citare i piu famosi.

Mondiali Russia 2018: obiettivo ottavi di finale alla portata

In Russia, inseriti nel gruppo H, si dovranno giocare due posti con Polonia, Colombia e Giappone, raggruppamento nel quale possono dire la loro.

Se non ci saranno i soliti “spintoni” nei confronti di nazionali rimpinzate di giocatori sponsorizzati, i Leoni potranno puntare agli ottavi di finale.

E la speranza è proprio che, nel ricordo del grande Bruno Metsu, riescano a portare ad un Mondiale già chiacchieratissimo per le interferenze del business un po’ di “gioco” ed allegria accanto alla parola “calcio”.

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