Pamela Mastropietro: sequestrati 26 mila euro ad Oseghale

Pubblicato il 21 Giugno 2018 alle 19:28 Autore: Antonella Cariello
Pamela Mastropietro

Pamela Mastropietro: sequestrati 26 mila euro ad Oseghale

Innocent Oseghale non ha avuto Desmond Lucky e Lucky Awelina a dargli manforte nel dissezionare e occultare il corpo della 18enne romana Pamela Mastropietro. Annullata, quindi, la chiamata di correo per concorso in omicidio per i due indagati nigeriani. Resta quindi Oseghale l’unico responsabile della morte e del vilipendio della ragazza, uccisa il 30 gennaio nella mansarda dell’abitazione di Oseghale. Così si era espressa la Procura di Macerata, prima di diramare una nuova disposizione.

Sequestrati 26mila euro ad Oseghale, responsabile dell’omicidio di Pamela Mastropietro

Il gip Giovanni Manzoni ha disposto, su richiesta della Procura, il sequestro di beni e denaro di Oseghale per un totale di 26.700 euro, pari all’ammontare della cifra che avrebbe complessivamente spedito in Nigeria alla sua famiglia. La delibera è stata motivata anzitutto dalla considerazione che quel denaro sarebbe costituito esclusivamente dai proventi dell’attività di spaccio.

Nonostante, infatti, a Macerata Innocent lavorasse come imbianchino e fosse iscritto a due corsi di formazione (per diventare pizzaiolo e saldatore), il grosso dei suoi ricavati provengono dallo smercio di droga a Piazza Diaz. Il giovane nigeriano era inoltre già pregiudicato per la condanna a due anni di arresti domiciliari: uno sconto di pena per aver venduto hashish a un minore.

Manzoni, tuttavia, non ha condiviso la proposta di accusa di violenza sessuale di cui, secondo il senatore leghista Paolo Arrigoni, Innocent dovrebbe essre imputato. Il gip propende invece per l’ipotesi di un rapporto consensuale, sfociato poi in omicidio allorquando la ragazza ha mostrato i segni di overdose.

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I deputati leghisti contestano i guadagni di Oseghale in carcere

Un’ultima fonte da cui Innocert Oseghale attinge per accumulare risorse economiche è costituita dalla sua attività che svolge, da detenuto, come spazzino del carcere. E’ stato un elemento duramente contestato dalla deputata ascolana Giorgia Latini, contrariata dal fatto che un condannato per un reato di questa entità possa avere anche il privilegio di accesso a una rendita, sia pure entro il penitenziario in cui è ancora internato. Attualmente, Oseghale non in possesso che di 350 euro, guadagnati proprio grazie alla sua attività di spazzino. E’ stato dunque disposto che le retribuzioni siano decurtate fino a totalizzare la somma dei 26.700 euro previsti dall’ordinanza.

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L'autore: Antonella Cariello