Contributi Inps non versati, come evitare la prescrizione e quando valgono
Può accadere che controllando il proprio estratto conto contributivo, attraverso il portale dedicato dell’INPS, si constati l’assenza di alcuni anni di contributi. O il datore di lavoro non ha adempiuto ai propri obblighi o l’ente ha commesso un errore: in entrambi i casi è meglio intervenire al più presto per evitare di perderli.
Infatti, i contributi non versati dopo alcuni anni perdono il loro valore ai fini previdenziali. In pratica, sono soggetti a prescrizione; se il titolare non chiede l’accredito nei 5 anni successivi al momento in cui sarebbe dovuto avvenire il versamento, insomma, non può più riscattarli.
Tuttavia, la prescrizione si allunga a 10 anni nel caso in cui il versamento non sia avvenuto per un’inadempienza del datore di lavoro e il dipendente abbia presentato relativa denuncia nei suoi confronti. A quel punto, sarà l’INPS a recuperarli prima che scadano per via della prescrizione.
D’altra parte, citato in giudizio il datore di lavoro, potrebbe comunque arrivare la prescrizione; dunque, in caso di sentenza positiva, si otterrà un risarcimento ma non la regolarizzazione della propria posizione contributiva.
Contributi Inps non versati, come evitare la prescrizione e quando valgono
Se si è sicuri, invece, che il datore di lavoro abbia versato i contributi in maniera corretta basterà segnalare la mancanza all’INPS. La segnalazione andrà effettuata attraverso la sezione “Ricorsi online” disponibile sempre sul sito dell’ente.
Per recuperare i contributi non versati e caduti in prescrizione poi è possibile effettuare la costituzione della rendita vitalizia. In sostanza, al lavoratore danneggiato si riconosce una rendita in sostituzione dei contributi mancanti; il suo importo viene calcolato in base a quanto sarebbe stato accreditato con i contributi mancanti al lavoratore e alla sua pensione percepita da quest’ultimo.