Serbia, condannata l’estrema destra omofoba. Obradović in carcere
Nei giorni e nelle settimane che precedettero il Pride l’estrema destra moltiplicò le minacce e gli atti intimidatori. Obradović e il suo gruppo furono molto attivi tanto in internet come nelle strade di Belgrado. La città fu coperta di graffiti e poster che portavano la scritta “Čekamo vas” (“Vi aspettiamo”). Altre scritte erano molto più esplicite e riproducevano slogan come: “Smrt pederima” (“Morte ai Froci”) e “Beogradom krv će liti, gej parade neće biti” (“il sangue scorrerà nelle strade di Belgrado, non ci sarà Gay pride”).
[ad]Queste scritte e le minacce che le accompagnavano contribuirono a creare un clima di intimidazione tale che le autorità serbe finirono per capitolare e cancellarono l’evento affermando di non poterne garantire la sicurezza (Obraz ha usato la stessa tecnica anche durante il Pride del 2010 e quello del 2011 che, come quello del 2009, é stato cancellato all’ultimo minuto dalle autorità per motivi di sicurezza). Nel dispositivo della sentenza con la quale ha condannato il capofila ultra-nazionalista la giudice Ivana Ramić ha sottolineato che quei graffiti e poster avevano come solo obbiettivo quello di diffondere la paura in seno alla comunità LGBT e incoraggiare l’odio. A riprova del carattere intimidatorio di questi slogan si può citare anche un dialogo edificante tra Obradović e un giornalista di B92 che gli chiedeva di chiarire cosa intendeva esattamente con lo slogan “Vi aspettiamo”. Obradović gli rispose con un minaccioso “lo capirete” e aggiunse che “tutti coloro a cui era diretto il messaggio lo hanno capito” (B92: Šta znači “Čekamo vas”? / Mladen Obradović: Znači, čekamo vas. / B92: Ne razumem, pojasnite? / Mladen Obradović: Pa dobro, razumećete. Razumeli su očigledno svi koji su, kojima je ta poruka bila upućena).
Altre sentenze contro l’omofobia
Come abbiamo detto la condanna del leader di obraz é solo l’ultima in una serie di importanti decisioni di giustizia che negli ultimi tempi hanno sanzionato comportamenti e discorsi omofobi.
- Il mese scorso un tribunale di Belgrado ha inflitto, per la prima volta nella storia giudiziaria serba, una pena di prigione per minacce omofobe profferite online. Il tribunale ha condannato il cittadino Simo Vladičić a tre mesi di carcere e due anni di libertà condizionale per una serie di messaggi omofobi contenenti minacce molto gravi che Vladičić aveva lasciato nella pagina facebook del gruppo “500.000 Srba protiv gej parade” (500.000 serbi contro il Gay Pride).
- Alla fine di febbraio una corte d’appello di Belgrado ha accolto una denuncia di GSA e ha condannato il giornale Press per avere permesso la pubblicazione di commenti omofobi nel suo sito internet.
- E in novembre dell’anno scorso un altro tribunale condannò il politico omofobo Dragan Marković, detto“Palma”, per avere discriminato la comunità LGBT.
Queste sentenze dimostrano l’importanza dell’esistenza di norme contro le discriminazioni e l’omofobia come quella approvata nel 2009 dal’ Assemblea Nazionale della repubblica di Serbia (una norma che, invece, il parlamento italiano si é negato ad approvare in ben tre occasioni, senza contare i voti negativi in commissione, nel corso di questa legislatura). Sono raggi di sole in un cielo ancora piuttosto plumbeo.
di Eitan Yao