Ballottaggio elezioni comunali 2018: Avellino e il caso ‘anatra zoppa’
Ballottaggio elezioni comunali 2018: Avellino e il caso ‘anatra zoppa’
Ad Avellino l’anatra zoppa è realtà. Ovvero: il sindaco Vincenzo Ciampi è del Movimento 5 Stelle. Ma avrà a che fare con un consiglio comunale in cui la maggioranza risulta comunque nelle mani delle forze di centrosinistra che al ballottaggio hanno sostenuto lo sconfitto Nello Pizza. Vittoria storica, certo. Quasi spazzata via la classe dirigente dell’epoca d’oro della Democrazia Cristiana, che si è mossa dietro le quinte con alcune liste. Su tutti due nomi: Ciriaco De Mita, ex presidente del Consiglio e ed ex segretario della Balena Bianca negli anni ’80; e Nicola Mancino, più volte parlamentare e ministro della Repubblica, sempre in quota Dc.La ‘colpa’ di una situazione che sembrerebbe paradossale? Il sistema elettorale vigente nei comuni con oltre 15mila abitanti.
Ballottaggio elezioni comunali 2018: legge elettorale
La legge elettorale dei comuni al di sopra dei 15mila abitanti prevede la possibilità di un doppio turno di chiamata alle urne. Nel primo, l’elettore ha più opzioni: può votare solo il candidato sindaco. Soltanto una delle liste a lui collegate in coalizione. Oppure entrambi, decidendo di ‘dare’ anche un massimo di due preferenze (basta che siano di genere diverso) ai candidati di una lista. Infine, il cittadino può decidere di ‘utilizzare’ il cosiddetto voto disgiunto. Ossia, votare allo stesso tempo per una lista, ma anche per un candidato sindaco non collegato ad essa. È questo (come vedremo) il meccanismo in grado di far scattare la cosiddetta ‘anatra zoppa’, dall’inglese ‘lame duck’. Espressione che configura quell’eletto dal popolo che però, per motivi legati al sistema elettorale, non viene ritenuto capace di esercitare il potere politico.
Tornando alla legge, se al primo turno nessuno dei candidati a sindaco raggiunge il 50%+1, scatta il ballottaggio tra ‘primo’ e ‘secondo’ classificato dopo 14 giorni. Per la truppa di liste collegate al vincitore, è previsto un premio di maggioranza dei 3/5 dei seggi consiliari, a garanzia della ‘governabilità’ durante il mandato quinquennale.
Ballottaggio elezioni comunali 2018: il caso ‘anatra zoppa’ ad Avellino
Ma c’è un però. La legge elettorale prevede infatti due casi particolari in cui il premio di maggioranza non scatta: il sindaco è eletto al primo turno ma la sua coalizione ottiene una frazione inferiore ai due quinti dei voti validi. I cittadini attribuiscono la maggioranza assoluta a una coalizione diversa da quella del sindaco eletto. Ebbene, l’ultima opzione è proprio quella verificatasi ad Avellino.
Nello Pizza (centrosinistra) al primo turno aveva totalizzato il 42,93%, mentre le liste della coalizione che lo sostenevano oltre il 53%. Questo vuol dire che, già oltre due settimane fa, il pentastellato Vincenzo Ciampi (attestatosi il 10 giugno intorno al 20%, con la lista a lui collegata a circa i 14%) era ben cosciente dell’impossibilità di ottenere la maggioranza in consiglio comunale in caso di vittoria al ballottaggio.
Adesso infatti, dopo il trionfo al secondo turno, i numeri dicono che nell’assise del capoluogo, in suo appoggio, ci sono 13 consiglieri (con lui gli eletti di due civiche e del centrodestra); contro i 17 nelle file del centrosinistra. Come andare avanti? Tre i sentieri: lotta in aula provvedimento per provvedimento. Accordo politico con una delle liste del ‘campo avverso’. Il ricorso al Tar, per far valere il principio della ‘governabilità’ e far scattare, di conseguenza, il premio di maggioranza. Strada già percorsa in altri comuni da ‘anatra zoppa’. In alcuni è andata bene, in altri male.
Ballottaggio elezioni comunali 2018: ‘anatra zoppa’, i precedenti
A San Benedetto del Tronto, il Consiglio di Stato ha deciso per il principio della governabilità, dando il via libera alla ‘regola dei 3/5 dei consiglieri’ in favore della coalizione del candidato vincitore del ballottaggio. Non così a Potenza, con i giudici amministrativi che in questo caso hanno ‘preferito’ far valere il principio della rappresentatività. Niente premio di maggioranza, dunque. Ultimo, il comune di Lecce, il cui comitato elettorale ha deciso di far scattare la ‘norma dei 3/5’, pur senza che le liste collegate al primo cittadino al primo turno avessero superato il 50%. Tutto annullato poi da Tar e Consiglio di Stato, che hanno quindi fatto ‘riapparire’ in assise lo zoppo animale.