Dall’ex autista alla maestra d’asilo, le generose consulenze della regione Lombardia
Dopo gli “arresti eccellenti” degli ultimi anni, che hanno visto coinvolti decine di assessori e consiglieri regionali e che hanno portato alle dimissioni anticipate della giunta Formigoni, ecco un nuovo caso-Lombardia.
Stavolta non c’è alcuna inchiesta giudiziaria, anche se a finire sull’occhio del ciclone sono nuovamente gli assessorati regionali lombardi. Il motivo è presto detto. Come evidenzia l’inchiesta di Marzio Brusini ed Ersilio Mattioni dell’Espresso, è abbastanza singolare ciò che appare scorrendo gli elenchi delle consulenze stipulate dall’ente regionale: giovani promesse, politici trombati, amici degli amici.
Il cameriere di una pizzeria delegato a coordinare i rapporti del Consiglio regionale, la maestra d’asilo addetta agli eventi sismici, il 21enne autista dell’ex assessore Mantovani incaricato di analizzare i costi derivanti dalle spese farmaceutiche, con un contratto da 16mila euro l’anno. Niente male per un ragazzo da poco diplomato, in un momento come questo. Non è certo questa la sede per dare avvio a processi sommari e preventivi, ma non si può non notare la presenza di soggetti che ricoprono incarichi di elevata specificità senza avere le minime competenze in merito.
Per non parlare, poi, dei consulenti di estrazione puramente politica. Decine di amministratori non rieletti, usciti dalla porta e rientrati dalla finestra. Tutti, ovviamente, affiliati ai partiti di riferimento dei rispettivi assessori: da Forza Italia alla Lega Nord, passando anche per Fratelli d’Italia. Ex assessori provinciali, consiglieri di piccoli comuni, “protetti” dei big nazionali (tra questi, troviamo ex collaboratori di Daniela Santanché). C’è poi anche tale Giacomo Di Capua, noto per essere stato il “mandante” dei manifesti “Via le BR dalle Procure” che tappezzarono Milano durante la fallimentare campagna elettorale per le comunali del 2011. Nonostante la successiva condanna, anche Di Capua ha oggi il suo incarico al Pirellone.
Questa distribuzione di incarichi, per quanto magnanima, non ha – come già detto – alcun contenuto illecito. La legge regionale 20 del 2008, infatti, concede ad ogni assessore la possibilità di dotarsi di un determinato numero di membri di staff, ricorrendo all’occorrenza anche a personale esterno. Lo spoils system, d’altronde, è pratica comune nella stragrande maggioranza delle istituzioni democratiche del mondo occidentale. Lavorare a stretto contatto con i collaboratori più vicini, e con i quali si mantiene da tempo un rapporto di reciproca fiducia, è una consuetudine di cui i governanti di tutto il mondo si servono per poter garantire maggiore efficacia ed efficienza alla propria azione politica, in virtù della convergenza di intenti che si presuppone.
Ma anche un sistema di rapporti professionali fondato sulla fiducia non può prescindere da una minima base di competenze; se non è così, anche lo spoils system può rivelare effetti deleteri. C’è poi l’aggravante di un paese, l’Italia, che troppo spesso privilegia le reti amicali al merito, con il risultato di una burocrazia sempre più autoprotettiva, paralizzata e inefficace, a fronte di un esercito di brillanti professionisti rimasti a casa perché privi delle giuste referenze.
Il presidente della regione Lombardia Roberto Maroni, sempre molto attivo sui social, per ora non si pronuncia riguardo a tale questione. D’altra parte, si tratta di scelte individuali che gli assessori compiono secondo la propria discrezionalità. Ma in un momento in cui si discute quotidianamente di tagli alla politica, di merito e di competenze riconosciute, questo elenco di consulenti improvvisati non è certo un bel biglietto da visita per la regione che si appresta ad ospitare un evento, l’Expo, che – come si è visto – è ormai troppo importante per lasciare spazio a scambi di favore e rapporti di subordinazione politica.