Ucraina, dimissioni premier respinte dalla Rada
È passata una settimana da quando Arseniy Yatsenyuk, economista e primo ministro ucraino, ha rassegnato le proprie dimissioni. L’operazione anti-terrorismo, cioè la guerra civile, che il governo di Kiev sta conducendo nell’Est dell’Ucraina sta dissanguando velocemente le casse dello Stato. Un’emorragia che non si riesce a fermare neanche con i 130 milioni di dollari che l’Ucraina riceve mensilmente da Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale. Yatsenyuk, per arginare un fallimento economico determinato dalle ingenti spese militari, aveva proposto al parlamento dei disegni di legge impopolari quanto necessari per la sopravvivenza delle istituzioni post “fatti di Maidan”.
In pratica la proposta che il premier aveva fatto alla Rada consisteva semplicemente in un aumento generalizzato delle imposte tra cui un prelievo forzoso dell’1,5% degli stipendi. Inoltre era stata prevista per gli impiegati statali, esclusi giudici e militari, la “vacanza” forzata di due mesi all’anno. Ferie obbligatorie non retribuite a rotazione in buona sostanza. Nelle intenzioni del premier c’era anche quella di ridurre gradualmente l’esenzione fiscale delle esportazioni, in particolare quella che riguarda il settore cerealicolo.
Queste proposte nelle intenzioni del governo avrebbero permesso di pagare i soldati impegnati nelle regioni orientali che, già dal primo di Agosto, rischiano di non prendere lo stipendio. Purtroppo per il primo ministro le proposte sono state bocciate dai partiti di destra alleati del governo, quello dell’ex pugile Klitschko e dai nazionalisti di Svoboda per precisione. Questi ultimi pensando alle possibili ripercussioni che una tale impennata fiscale avrebbe potuto avere sul proprio elettorato, piccola e media borghesia, impiegati statali, imprenditori, non hanno esitato a sottrarre la propria fiducia al governo.
Yatsenyuk a quel punto non ha potuto fare altro che tacciare i propri colleghi della Rada di egoismo e campanilismo e dunque rimettere il mandato nelle mani di Poroschenko. Tuttavia oggi il Parlamento non ha approvato le dimissioni del Premier, su consiglio dello stesso capo dello stato. Solo 16 i voti favorevoli. Poroschenko ha invitato a superare le divergenze e a trovare un compromesso.