Ieri, ore frenetiche per il governo Renzi: la rappresentante delle Riforme Maria Elena Boschi è stata impegnata a Palazzo Madama per il dibattito sul ddl del nuovo Senato, mentre il premier è intervenuto all’Assemblea nazionale del Pd, dove ha ufficialmente aperto alla modifica dell’Italicum. Si tratta di una mano tesa ai dissidenti dem e ai grillini. Infine, ha doppiamente ringraziato i senatori del suo partito “per il contributo volto alla fine del bicameralismo perfetto”. Ma le sorprese non finiscono qui, perché, durante la bagarre tra i senatori dell’opposizione e il presidente Grasso, la versione italiana dell’Huffington Post ha confermato l’esistenza di un capitolo due contenuto all’interno del patto del Nazareno, che riguarderebbe soltanto la legge elettorale. Secondo quanto ha scritto Alessandro De Angelis, Renzi e Verdini – ormai ‘mano invisibile’ di Silvio Berlusconi – si sarebbero accordati su due modifiche sostanziali all’Italicum. Al telefono, i due avrebbero pensato di risolvere i dubbi del Colle concernenti il premio di maggioranza e la possibilità d’inserire le preferenze sulla scheda elettorale.
PREMIO DI MAGGIORANZA AL 40% – Una cosa è certa: al passaggio di Palazzo Madama, la nuova legge elettorale uscirà visibilmente modificata. Ad esempio, il premio di maggioranza al 37% potrebbe aumentare di tre punti, raggiungendo così quota 40%. Bisognerà, comunque, mettere in conto un eventuale giudizio negativo della Corte costituzionale, che potrebbe ritenere eccessiva questa soglia. Ma la tentazione dell’ex sindaco di Firenze di inaugurare la Terza Repubblica, con la fine del veto dei piccoli partiti, è assai forte. E proprio l’esponente forzista Denis Verdini potrebbe garantire i voti necessari a una modifica del genere alla Camera alta. Esiste già un precedente recente: si tratta della legge elettorale approvata dal Consiglio regionale della Toscana, patria dei due uomini politici più influenti dell’anno. Sarà, quindi, il Toscanum ad aprire la fase due della trattativa sulla legge elettorale: ballottaggio se non si raggiunge l’asticella del 40%, soglie di sbarramento del 3% per le liste in coalizione, del 5% per le liste che corrono in solitaria, del 10% per le liste collegate a un unico simbolo, diversamente da quanto previsto dal ddl approvato alla Camera lo scorso marzo (rispettivamente 4,5%, 8% e 12%).
PREFERENZE E MINI LISTINO BLOCCATO – L’indiscrezione dell’HuffPost continua così: “Nell’Italicum le liste sono bloccate. In Toscana è prevista la possibilità del listino, ma è facoltativo. Nel senso che ciascun partito può esprimere fino ad un massimo di tre candidature regionali in ordine alternato di genere. Sotto il listino ci sono le preferenze”. Perciò, con questa soluzione di compromesso, Renzi potrebbe finalmente inserire l’opzione delle preferenze, al contempo Berlusconi manterrebbe la possibilità di nominare i suoi fedelissimi e di portarli con sé, a colpo sicuro, in Parlamento. Senza contare il placet del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che potrebbe pesare non poco sul via libera definitivo da parte della Consulta, uno scoglio quasi insormontabile per l’Italicum 1.0. In questo modo, Renzi e Verdini tentano di esportare il modello Toscana a Roma, sempre che il testo sul nuovo Senato non venga respinto dai nemici di questa inedita alleanza del Giglio. A quel punto, il patto del Nazareno potrebbe sciogliersi sotto il sole di agosto.